Libia, 3 militanti Isis arrestati per sequestro tecnici Bonatti

Roma, 16 mar. (LaPresse) – Tre persone sono state arrestate in Libia per il rapimento dei quattro tecnici della Bonatti avvenuto nell’estate del 2015 che si è concluso con la morte di due sequestrati dopo otto mesi di prigionia.

In manette, con l’accusa di aver organizzato il sequestro con fini terroristici, finiscono l’autista incaricato del trasporto dei quattro dipendenti dell’azienda, Youssef Aldauody, e due suoi complici, Ahmed Dhawadi e Ahmad Elsharo. I tre si dicono appartenenti all’Isis.

L’autista avrebbe organizzato il sequestro del 19 luglio 2015, durante il trasporto dei quattro tecnici dalla Tunisia al cantiere libico di Mellitah, coinvolgendo gli altri due e una decina di persone. Secondo gli inquirenti, gli altri responsabili del sequestro sono morti, in parte nella sparatoria del 2 marzo del 2016, in cui vennero uccisi anche i tecnici Salvatore Failla e Fausto Piano, e in parte in azioni successive.

L’ordine di arresto, firmato dalla gip Antonella Minunni, è stato notificato ai tre, già in carcere a Tripoli, che hanno ammesso le proprie responsabilità affermando di aver organizzato il sequestro per finanziare Daesh.

Gli arresti arrivano al termine di una lunga indagine di Procura Roma e carabinieri del Ros.

Salvatore Failla, Fausto Piano, e i loro due colleghi Filippo Calcagno e Gino Pollicardo vennero rapiti il 19 luglio 2015. Gli otto mesi di prigionia si conclusero con la morte dei primi due mentre, in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine, mentre venivano trasportati in un nuovo covo.

Calcagno e Pollicardo, rimasti soli, riuscirono a liberarsi e fuggire.

La vicenda ha portato anche all’accusa, ora al vaglio del gup, di cinque dirigenti dell’azienda Bonatti nell’ambito di una tranche dell’inchiesta.

Il rapimento dei quattro tecnici secondo il pm Sergio Colaiocco, responsabile dell’indagine, poteva essere evitato se l’azienda avesse attuato le misure di sicurezza previste per chi lavora in quell’area. Per questo sono accusati di “cooperazione colposa nel delitto doloso” il responsabile per la Libia Dennis Morson, tre membri del Cda e il presidente dell’azienda di Parma.

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