Camorra, la relazione della Dia: “Continua la convergenza tra nuovi gruppi e clan storici”

Il rapporto semestrale della Dia sulle Mafie

La Dia (Foto Vincenzo Livieri - LaPresse)

Milano (LaPresse) – Nella sua ultima Relazione semestrale, la Direzione investigativa antimafia sottolinea “la perdurante convergenza tra nuove aggregazioni e storiche organizzazioni della criminalità napoletana”. La Dia rileva che le organizzazioni camorristiche “nonostante la detenzione degli elementi di vertice, risultano operative sul territorio di influenza con nuovi asset gestionali. La mimetizzazione è frutto di una studiata strategia che, alle dinamiche di violenta contrapposizione, preferisce la gestione di grandi traffici internazionali e la proiezione extraregionale”. I gruppi criminali, spiega la Dia, mantengono “il forte interesse per la gestione economica e politico-amministrativa del territorio. Attraverso il controllo dei flussi di spesa pubblica, il condizionamento degli appalti e la corruzione degli amministratori”.

“Si è protratta la fase di riorganizzazione degli equilibri interni alla criminalità organizzata siciliana. Nell’ambito della quale si registrano una latente conflittualità e tentativi di alleanze tra le consorterie. La scomparsa di Salvatore Riina costituisce, in tale contesto, un elemento da tenere in debita considerazione, perché foriero di sviluppi ancora non ben delineabili”. È quanto si legge nell’ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. Una situazione, scrive la Dia, “caratterizzata dal rischio di forti tensioni che potrebbero sfociare in atti di forza, con pericolose ripercussioni nell’immediato”.

Il rapporto semestrale della Dia sulle Mafie

Improbabile, si legge ancora nel rapporto, che a succedere a Riina sia Matteo Messina Denaro, “pure essendo egli l’esponente di maggior caratura tra quelli non detenuti. Ed in grado di costituire un potenziale riferimento, anche in termini di consenso, a livello provinciale”. Secondo la Dia, “i boss dei sodalizi mafiosi palermitani, storicamente ai vertici dell’intera organizzazione, non accetterebbero di buon grado un capo proveniente da un’altra provincia”. Inoltre, negli ultimi anni Messina Denaro “si sarebbe disinteressato delle questioni più generali attinenti cosa nostra, per poter meglio gestire la latitanza e, semmai, gli interessi relativi al proprio mandamento ed alla correlata provincia”.

“Accanto al narcotraffico ed alla contraffazione su scala mondiale” il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, “con tutta la sua scia di reati ‘satellite’, per le proporzioni raggiunte, e grazie ad uno scacchiere geo-politico in continua evoluzione, è oggi uno dei principali e più remunerativi business criminali, che troppe volte si coniuga tragicamente con la morte in mare di migranti, anche di tenera età”. È quanto si legge nel Rapporto semestrale della Direzione investigativa antimafia.

 Le indagini svolte negli ultimi anni “continuano a dar conto di una realtà, quella romana, particolarmente complessa sotto il profilo delle infiltrazioni criminali” in cui si intrecciano “proiezioni delle organizzazioni di tipo mafioso italiane (siciliane, calabresi e campane in primis), che sono riuscite agevolmente ad adattarsi alle caratteristiche socio-economiche del territorio” insieme a “sodalizi di matrice straniera” ma anche “formazioni delinquenziali autoctone” che hanno adottato “il modello, organizzativo ed operativo, di tipo mafioso”.

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