Di Maio attacca Renzi sul Jobs act: “Un assassino politico”

Roma – Fuori i secondi e boxe: Luigi Di Maio e Matteo Renzi incrociano nuovamente i guantoni sul Jobs act. Lo scontro tra il vicepremier e il senatore del Pd si alza decisamente di livello.

Riferimento alla cassa integrazione, che “presto scadrà per 140mila operai”

Il primo a sferrare il gancio alla bocca dello stomaco è il ministro dello Sviluppo economico, a margine di una visita all’Ilva di Genova: “Sia dannato quel 7 marzo 2015 in cui venne fatto il Jobs act. Chi lo ha fatto non deve essere chiamato statista, ma assassino politico“.

Il riferimento è alla cassa integrazione, che “presto scadrà per 140mila operai”

Oggi si vedono i risultati deleteri della riforma – affonda il capo politico M5S -. Ha sdoganando il precariato a vita e abolito i diritti fondamentali dei lavoratori, hanno tolto la cassa integrazione per cessazione e cancellato un anno di cassa integrazione ai lavoratori giustificando l’azione con sussidi di disoccupazione“.

Accuse alle quali Renzi replica colpo su colpo: “Di Maio mi accusa di essere un assassino politico e usa parole vergognose, specie pensando a chi è stato ucciso davvero per aver fatto riforme del mercato del lavoro. Non sa quello che dice“, scrive su Twitter.

L’ex premier ribatte al leader del M5s: “Non sa cosa dice è ridicolo” 

Per l’ex segretario dem “comunque il Jobs act ha creato 1 milione di posti di lavoro, vedremo chi saprà fare di meglio”. Non basta, però. E affida a Facebook una risposta più piccata: “Quest’uomo non si rende conto del significato delle parole. E quando Di Maio parla di cose che non conosce, come ad esempio il lavoro, spesso diventa ridicolo“.

L’ex premier rivendica i risultati della norma varata quando era lui a Palazzo Chigi

Per il momento Di Maio ha trovato lavoro solo a se stesso e a un paio di suoi amici d’infanzia di Pomigliano, assunti nelle sue varie segreterie particolari“, colpisce Renzi. Che conclude con un’altra stoccata: “Magari nei prossimi mesi migliora, anche perché peggiorare mi sembra difficile“.

Nel ‘match’ qualche cazzotto è partito anche dalle retrovie

Entrambe gli schieramenti, infatti, hanno voluto supportare i propri leader. Il Cinquestelle con le capogruppo delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Maria Pallini e Susy Matrisciano, per le quali “è assurdo che un partito che dovrebbe teoricamente difendere i diritti dei lavoratori, si ostini invece a difendere il lavoro precario”, invitando gli avversari a “vergognarsi”.

Mentre dal Partito democratico a ‘caricare’ ci pensa il presidente dei senatori, Andrea Marcucci: “È incredibile quello che sta succedendo a Di Maio, è ancora convinto di essere all’opposizione a contrastare il governo Renzi“.

Per l’esponente dei democratici “questa sindrome che colpisce il vicepresidente del Consiglio ha una sola spiegazione: la squadra del M5S è totalmente incapace di governare“. Dall’inizio della legislatura sono trascorsi solo cinque mesi, ma l’incontro è ancora al primo round. E ormai si preannuncia senza esclusione di colpi.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome