Correttivo alla manovra, il deficit scenderà al 2.2% dal 2020

Rimarrà del 2,4% per il 2019, la riduzione al 2% prevista nel 2021

ROMA – Il governo fa dietrofront sul deficit. Dopo una giornata di mercati in fibrillazione, con lo spread che ha sfondato quota 300, è arrivato l’annuncio della prima correzione della finanziaria targata M5S-Lega: il deficit non resterà quindi più inchiodato al 2,4% per tre anni, come annunciato finora.

Si cambia dal 2020

Rimarrà del 2,4% per la manovra del 2019, ma per i due esercizi successivi l’asticella scenderà: secondo le prime stime,nel 2020 al 2,2%, fino alla riduzione al 2% nel 2021. E’ quanto annunciato dal premier Conte al termine del vertice tenutosi ieri a palazzo Chigi al quale hanno preso parte anche i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. “Abbiamo lavorato a disegnare la manovra in modo da accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell’arco del triennio”, ha spiegato il presidente del Consiglio.

Di Maio: nel 2019 non si cambia

Una novità ribadita anche dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. “Confermiamo il 2,4% nel rapporto deficit/Pil”, ha detto. Si punta a una diminuzione del debito negli anni successivi. Questo grazie alla crescita che ci sarà e ai tagli agli sprechi prodotti dal lavoro del team ‘mani di forbici’. A breve maggiori dettagli.

Il calo graduale del debito

Il cambiamento potrebbe rassicurare i mercati e i partner europei, concordi nel far rispettare gli accordi comunitari. Nell’Eurozona “abbiamo delle regole. Abbiamo l’Ue, l’Eurogruppo e regole comuni. Quello che mi aspetto è che il ministro Giovanni Tria sia pronto a rafforzare le discussioni anche a livello italiano – ha dichiarato il ministro delle Finanze austriaco Hartwig Loeger”. Il quale ha la presidenza di turno dell’Ecofin. E fa eco a molti portavoce europei che negli ultimi giorni hanno invitato l’Italia ad un ripensamento sulla manovra. La quale prevede una diminuzione del deficit nei prossimi anni.

 

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