Caso Marra, Virginia Raggi assolta: “Due anni di fango, andiamo avanti a testa alta”

Assolta perché il fatto non costituisce reato. Di Maio: "Contento di averti sempre difesa e creduto in te".

La Raggi ha ordinato la rimozione dei murales
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in foto Virginia Raggi

ROMA – Virginia Raggi è stata assolta. E’ bastata meno di un’ora al giudice monocratico di roma per decidere sul caso delle nomine del Comune capitolino. L’accusa dei pm Francesco Dall’Olio e dell’aggiunto Paolo Ielo, chedeva 10 mesi di reclusione per falso. “Questa sentenza spazza via due anni di fango. Andiamo avanti a testa al per Roma, la mia amata città e per tutti i cittadini“, ha commentato a caldo Virginia Raggi. Dopo l’assoluzione, Raggi era scoppiata a piangere.

La Raggi in lacrime: “Una prova durissima, ma non ho mai mollato”

In questo momento ho mille pensieri ed idee che vorrei condividere. Umanamente è stata una prova durissima ma non ho mai mollato“, le prime riflessioni la Raggi le ha affidate al suo profilo Facebook. “Due anni in cui sono stata mediaticamente e politicamente colpita con una violenza inaudita e con una ferocia ingiustificata. Due anni durante i quali, però, non ho mai smesso di lavorare a testa alta per i miei cittadini. Li ringrazio per il sostegno e l’affetto che mi hanno dimostrato“. Dichiarazioni di felicità anche da Luigi Di Maio: “Due anni di attacchi alla Sindaca più massacrata di Italia. La magistratura ha fatto il suo dovere e la ringrazio, ha solo seguito quello che andava fatto d’ufficioForza Virginia. Contento di averti sempre difesa e di aver sempre creduto in te“.

Assolta perché il fatto non sussiste

Virginia Raggi è stata assolta perché “Il fatto non sussiste”, non costituisce reato. “Attendiamo le motivazioni della sentenza per un eventuale appello“, ha spiegato il pm Francesco Dall’Olio. Il cuore del processo era su un presunto illecito perpetrato dal sindaco pentastellato nel rispondere ad una richiesta di chiarimenti della dirigente anticorruzione del Campidoglio. Richiesta sul ruolo avuto da Raffaele Marra, “in concreto”, nella costruzione della nuova macrostruttura capitolina. Secondo l’accusa il movente sarebbe stato politico, legato al codice etico del Movimento che all’epoca dei fatti escludeva chiunque fosse stato condannato.

 

 

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