Il fondatore di Huawei si difende: “Mai spiato per Pechino”

MILANO – Il fondatore e ceo di Huawei, Ren Zhengfei, rompe il silenzio e respinge le accuse Usa secondo cui il gigante delle telecomunicazioni aiuterebbe Pechino a spiare i governi occidentali.

In un incontro con i media stranieri, Ren ha assicurato che “personalmente non danneggerei mai gli interessi dei miei clienti e io e la mia società non risponderemmo a richieste del genere“. Si tratta di una rara apparizione in pubblico, la prima dopo l’arresto della figlia Meng Wanzhou, fermata a dicembre in Canada.


Ren non ha precisato come resisterebbe a eventuali richieste da parte del governo cinese

Amo il mio Paese” e “sostengo il Partito comunista cinese, ma non farò mai niente che danneggi nessun’altra nazione“, ha dichiarato il ceo di Huawei, aggiungendo che gli manca la figlia ma che è ottimista che la giustizia prevarrà.

Non vedo una connessione stretta fra il mio credo politico e gli affari di Huawei“, ha detto ancora il manager 74enne parlando nella sede della società a Shenzhen, in Cina.

Nel corso dell’incontro ha anche definito Donald Trump un “grande presidente”: “Osa fare tagli di tasse massicci, che faranno bene agli affari. Ma bisogna trattare bene le società e i Paesi in modo che vogliano investire negli Usa e che il governo possa raccogliere abbastanza tasse“. Va in scena intanto un nuovo scambio di accuse tra Pechino e il Canada.


Le autorità cinesi hanno arrestato due canadesi

Un ex diplomatico e un consulente, accusati di avere “minacciato la sicurezza nazionale”. La tensione è salita ancora di più dopo che lunedì un canadese di 36 anni, Robert Lloyd Schellenberg, è stato condannato in Cina alla pena di morte per traffico di droga.

Dopo l’annuncio di questa condanna, il governo di Ottawa ha avvertito i concittadini che si recano in Cina a mantenere “grande prudenza” per il “rischio di applicazione arbitraria delle leggi locali”.

Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, ha espresso “estrema preoccupazione” per la condanna, affermando che “la Cina ha scelto di applicare in modo arbitrario le pene di morte in diversi casi”.


Parole che Pechino bolla come “
dichiarazioni irresponsabili

Esortiamo la parte canadese a rispettare lo Stato di diritto, a rispettare la sovranità giudiziaria della Cina, a correggere i suoi errori e a smettere di rilasciare dichiarazioni irresponsabili“, ha detto la portavoce del ministero cinese degli Esteri, Hua Chunying.

In risposta anche il governo cinese ha lanciato un avvertimento ai suoi cittadini, segnalando che recandosi in Canada andrebbero incontro a “rischi” di presunte detenzioni arbitrarie.

Recentemente in Canada dei cittadini cinesi sono stati fermati arbitrariamente in ragione di esigenze di Paesi terzi. Il ministero degli Esteri e l’ambasciata della Cina in Canada ricordano ai cittadini cinesi che devono valutare appieno i rischi legati ai viaggi in Canada“, hanno annunciato i servizi consolari cinesi. (LaPresse)

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