Migranti, riportati in Libia i 393 soccorsi ieri. Ma rimangono i dubbi sulla capacità di Tripoli di rispettare gli accordi

Salvini: "Gli scafisti, i trafficanti e i mafiosi devono capire che i loro affari sono finiti. Meno partenze, meno morti, la nostra linea non cambia"

LAPRESSE / AFP

ROMA – I 393 migranti recuperati ieri dalla Guardia Costiera libica sono stati riportati indietro. A renderlo noto è il Viminale. Le persone raggiunte dalle forze libiche e riportate a terra sono state così divise: 143 sono stati riportati a Tripoli, 144 a Misurata, 106 ad al-Khoms. “La collaborazione funziona. Gli scafisti, i trafficanti e i mafiosi devono capire che i loro affari sono finiti. Meno partenze, meno morti, la nostra linea non cambia”, commenta il ministro dell’Interno Matteo Salvini, facendo sapere che il numero di sbarchi rispetto al 2018 è sensibilmente calato. Ma dietro l’ondata delle partenze dalle coste libiche degli ultimi giorni c’è il sospetto che Tripoli stia alzando il tiro per raggiungere nuovi accordi più vantaggiosi. E, soprattutto, c’è l’ombra di uno Stato, la Libia, che forse Stato non è e di conseguenza non riesce a garantire gli accordi presi.

Ad inizio 2019 sbarchi in netto calo

Dai dati divulgati dal Viminale si evince che i migranti sbarcati in Italia nel 2019 sono, ad oggi, 155. L’anno scorso, durante lo stesso periodo, erano 2.730. Le nazionalità dichiarate sono:57 provenienti dal Bangladesh, 38 dall’Iraq, 31 dalla Tunisia, 13 dall’Iran, 9 dall’Egitto, 2 dalla Russia, 2 dal Sudan, 2 dal Pakistan, uno dal Gambia.

La Libia non rispetta gli accordi: ombre sulla gestione delle partenze

Ma cosa c’è dietro l’ondata di nuovi ‘barconi’ provenienti dalla Libia negli ultimi giorni? Un incremento rispetto ai mesi scorsi che desta non pochi sospetti. C’è il timore che Tripoli stia permettendo alle imbarcazioni di partire con più facilità per aprire una nuova crisi e raggiungere nuovi accordi più vantaggiosi. Ma sono congetture. Quello che è sicuro, invece, è che l’Ue, come l’Italia, pretende degli sforzi che forse la Libia non è oggettivamente in grado di mantenere. Stiamo parlando di uno Stato ‘debole’, con un governo non seguito da una buona fetta di popolazione ancora dilaniata dalla guerra civile. Le Milizie sparano ancora e grosse regioni del paese sembrano vivere una vita amministrativa parallela rispetto allo Stato centrale. La domanda, per ora senza risposta, è una e una soltanto: è in grado il governo Libico di mantenere gli accordi presi? Lo dirà il tempo.

Di Maio, salvataggi migranti in mare spettano a Libia  

“Abbiamo richiamato la guardia costiera libica perché ci aspettiamo da loro i salvataggi in mare”. afferma il vicepremier Luigi Di Maio parlando a Rtl 102,5 della nuova emergenza migranti di ieri. Dopo Di Battista anche Di Maio ha rilanciato gli attacchi alla Francia: “Per far restare gli africani in Africa – ha sottolineato – basta che i francesi stiano a casa loro. La Francia cominci ad aprire i porti”.

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