Camorra, minacce al pm D’Alessio

Casal di Principe, l'intimidazione di Giovanni Diana durante il processo a Santa Maria Capua Vetere: "Su di me da parte sua soltanto cattiverie, vedremo che fine faranno". Per la Dda l'imprenditore è uomo di fiducia di Salvatore Nobis

A sinistra il pm Alessandro D'Alessio, a destra Giovanni Diana

CASAL DI PRINCIPE – E’ il rischio del ‘mestiere’, vero. Soprattutto se fai il magistrato in provincia di Caserta. L’offesa e la minaccia, a volte velata, altre diretta, per i pm della Dda sono all’ordine del giorno. In alcuni casi dare credito a chi intimidisce significa legittimarlo, dargli un ruolo. Ma c’è un limite. E se viene superato bisogna alzare le antenne, sottolineare cosa è accaduto e fare muro intorno a chi ha subito il subdolo avvertimento. Come è accaduto al pm Alessandro D’Alessio, ormai da quasi dieci anni in servizio alla procura distrettuale di Napoli. Prima le minacce di Augusto La Torre: “Devi chiamare D’Alessio… io mi metto in mezzo ai 41 bis… gli uccido la gente”, disse il boss di Mondragone, tre anni fa, durante un colloquio in carcere con un familiare. Poi, lo scorso gennaio, al magistrato la nuova minaccia arrivata da Giovanni Diana, 58enne di Casal di Principe. L’imprenditore stava rispondendo alle domande del pm durante un’udienza dinanzi alla sezione ‘Misure di prevenzione’ del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. “Io non ci sono mai andato d’accordo con mio cognato – affermò Diana con tono piccato. – E quindi non mi potete inserire in mezzo a Zagaria. Io non sono camorrista, ma perché mi volete per forza portare nell’associazione”. “Questo – intervenne il pubblico ministero – lo sta dicendo lei adesso, io le ho fatto solo una domanda su Nobis”. Ma l’imputato reagì. “Ho letto le carte vostre. Queste cose sono solo cattiverie – aggiunse il casalese. – Questa è una cattiveria dottore, poi vediamo le cattiverie che fine fanno. Se ci sono altre domande io sto qua”. Diana è in carcere dall’ottobre del 2018 per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore di Francolise. Per gli inquirenti è stato uomo di fiducia di Salvatore Nobis ‘Scintilla’, elemento di spicco del clan dei Casalesi (fazione Zagaria). Il 58enne, assistito dall’avvocato Camillo Irace, è stato arrestato 4 mesi fa a Ceccano dalla squadra Mobile di Caserta guidata dal vicequestore aggiunto Filippo Portoghese. Ora è in carcere a Secondigliano.

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