Manovra bocciata dai sindacati: pronto lo sciopero generale

Perplessità dal Governo per la posizione assunta soprattutto da Cgil e Uil

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

I sindacati bocciano la manovra e minacciano lo sciopero generale. La data sarebbe quella del 16 dicembre, giorno in cui è previsto uno stop dal lavoro di 8 ore con manifestazione a Roma. Ma tra gli stessi sindacati non c’è accordo: Cgil e Uil sono per la rottura col governo, mentre la Cisl appare disposta a mediare e, per bocca del proprio segretario Luigi Sbarra ha dichiarato “di non vedere ragioni per una mobilitazione”. Un’azione di protesta quella delle due maggiori rappresentanze sindacali scaturita dall’incontro con Mario Draghi e Daniele Franco le cui scelte, secondo i segretari generali Maurizio Landini e Pier Paolo Bombardieri “sono insoddisfacenti, in particolare” quelle su “fisco, pensioni, scuola, politiche industriali, che alla luce delle risorse disponibili avrebbero dovuto essere più incisive, per ridistribuire davvero la ricchezza”.

Governo sorpreso

Perplessità sull’atteggiamento dei sindacati traspare da Palazzo Chigi. Secondo il Governo, infatti “la legge di bilancio è espansiva e sostiene con i fatti lavoratori, pensionati e famiglia, che accompagna fuori da questa drammatica emergenza fronteggiando le molte situazioni di disagio e di potenziale impoverimento, tant’è che sono già previsti nuovi incontri nei prossimi giorni con le forze sindacali. Non è vero che questa manovra dà meno a chi ha meno. I numeri dicono altro”. Secondo il ministro del Lavoro Andrea Orlando “la manovra è come tutte e può avere luci ed ombre ma sicuramente rafforza le garanzie per i lavoratori, aumenta le risorse sul fronte del sociale, e anche con la scelta di investire gran parte del tesoretto fiscale sul fronte Irpef. Sicuramente – ha aggiunto – non è una riforma che penalizza lavoratori e pensionati. Ritengo legittima la scelta del sindacato, rispettabile, ma non la definirei affatto scontata o dovuta”.

I ritocchi

La manovra sembra comunque essere appoggiata da buona parte delle forze di maggioranza, anche se con quale aggiusto- Forza Italia ad esempio, oltre a puntare “sull’abolizione dell’Irap, che costerebbe tre miliardi di euro, in un altro dei circa 170 emendamenti alla manovra indicati come ‘segnalati’ chiede un’aliquota Irpef al 15% per i redditi fra i 12mila e i 15mila”. I Grillini, dal canto loro propongono “la easy tax, per rendere più dolce l’uscita dalla flat tax di autonomi e partite iva che dichiarano più di 65mila euro”. Sul caro-bollette il deputato Stefano Fassina di LeU chiede “uno scostamento di bilancio ad hoc da fare al più presto. Intanto in merito all’Iva sul terzo settore il governo “sarebbe pronto ad intervenire per correggere il decreto fiscale”.

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