Covid: 2 anni fa il ‘paziente 1’ a Codogno. I contagi, l’isolamento, la zona rossa nel Lodigiano

Sono trascorsi due anni da quando l'Italia ebbe la certezza che il covid era arrivato: il virus scoppiato a Whuan, nel dicembre del 2019, sembrava lontano

MILANO – Sono trascorsi due anni da quando l’Italia ebbe la certezza che il covid era arrivato: il virus scoppiato a Whuan, nel dicembre del 2019, sembrava lontano. Eppure in qualche modo da lì, dalla Cina, si è diffuso ovunque. I camion militari che portano via le bare delle vittime del covid, che percorrono le strade di Bergamo, restano un’immagine che difficilmente sarà dimenticata. Nei giorni del lockdown, il 18 marzo, le tv portano nelle case degli italiani la drammaticità della situazione: col covid, si muore da soli. A Ferrara, il sindaco Alan Fabbri accoglie una parte di quelle bare: è solo davanti all’ingresso del cimitero dove le vittime saranno cremate, indossa la fascia tricolore, e in sottofondo risuonano le note del Silenzio.

L’incubo, per tutti, era iniziato la sera del 20 febbraio 2020, quando fu accertato il primo caso di contagio in Italia: Mattia Maestri, 38 anni, era stato contagiato dal coronavirus. Fu l’intuizione di una dottoressa che lavorava come anestestista, Annalisa Malara. Forzò il protocollo e sottopose al tampone il 38enne. L’esito non lasciava dubbi: Mattia Maestri era positivo al sars-cov-2. È stato quello il primo caso accertato, diagnosticato d’Italia. L’ospedale di Codogno, dove si era recato perché stava male, nel giro di poco sigillò il pronto soccorso nel tentativo di difendersi da un virus ancora sconosciuto e che faceva paura.

Il virus ha colpito con tutta la sua intensità l’intera area del Lodigiano e della Bergamasca: Codogno, Lodi, Alzano Lombardo, Nembro. E nelle stesse ore arriva la conferma di positivi anche in Veneto, a Vo’ Euganeo, nel Padovano, che si guadagnerà una triste medaglia con la prima vittima italiana del virus: Adriano Trevisan.

Gli occhi degli italiani, in apprensione, spaventati, sono sulla Lombardia: cosa sta succedendo? Come ci si potrà proteggere da questo virus? Il 23 febbraio, il Governo Conte emana il primo dpcm che istituisce le prime zone rosse d’Italia: nessuno entra, nessuno esce. Sono dieci i Comuni interessati dal provvedimento nel Lodigiano, a cui si aggiunge a Vo’ Euganeo (Padova). Il 4 marzo chiudono le scuole in tutta Italia, il 9 marzo scatta la zona rossa in Tutto il Paese.

Studi successivi hanno tuttavia messo in luce che il virus circolava in Italia già prima del febbraio 2020. Uno studio condotto da un gruppo di dermatologi guidati da Raffaele Gianotti, dell’Università Statale di Milano, ha scoperto che una donna milanese di 25 anni aveva contratto il virus nel novembre 2019. La scoperta, pubblicata anche sul British Journal of dermatology, arriva con l’esito di una biopsia per una dermatosi atipica, il 10 novembre 2019.

Nel dicembre dello stesso anno, il 2019, un bimbo viene portato in ospedale con i sintomi apparenti del morbillo. Il piccolo, secondo uno studio dell’Università Statale di Milano, pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseasese, era stato portato al pronto soccorso, alla fine di novembre, con sintomi respiratori e vomito. Il 1 dicembre sulla pelle erano comparsi gli esantemi del morbillo. Sottoposto a tampone orofaringeo per il morbillo, quello stesso test ha dato, in un secondo momento, la positività al covid. Nei piccoli, evidenziò lo studio, il sars-cov-2 può portare alla sindrome simil-Kawasaki e manifestazioni cutanee, comuni ad altre infezioni virali, come il morbillo.

(Laura Pirone/LaPresse)

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