Aversa. Infermieri aggrediti, scatta la denuncia

Un 40enne pretendeva che la madre in “codice verde” fosse visitata per prima

AVERSA – Operatori sanitari aggrediti all’ospedale “Moscati”, scatta la denuncia per danneggiamento aggravato a carico di un 36enne di Caivano. Intorno alle 23 di martedì sera, l’uomo ha accompagnato la madre, insieme a un altro familiare, al pronto soccorso del Moscati. La donna, secondo quanto riferisce l’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, che denuncia gli episodi di violenza ai danni del personale medico, aveva una sospetta infezione alle vie urinarie, già trattata in precedenza in un altro ospedale. “Le viene assegnato un codice verde al triage in attesa di essere visitata”, scrive l’associazione, ma “dopo 30 minuti dall’arrivo i familiari iniziano ad andare in escandescenze” e inveiscono contro gli addetti al triage sostenendo con insistenza che “la propria familiare doveva essere visitata con urgenza perché stava male”. Gli infermieri spiegano ai parenti e all’assistita che dovevano aspettare perché altre persone erano in attesa prima di loro.
“Non contenti della risposta iniziano a minacciare il personale, prima iniziando a colpire con calci e pugni la porta scorrevole e poi tentano di aggredire con calci e schiaffi, colpendo un infermiere e una guardia giurata e lesionando il vetro d’ingresso del pronto soccorso”.
Vengono allertate le forze dell’ordine e sul posto arriva una pattuglia del commissariato di Aversa, coordinato dal dirigente Antonio Sepe. Gli agenti prendono le generalità degli aggressori e le dichiarazioni degli aggrediti. “Alle 00,40 la signora viene visitata, trattata e dopo poco rimandata a domicilio. Restano le grida, i calci, i pugni e un vetro lesionato del pronto soccorso” conclude “Nessuno tocchi Ippocrate”. La polizia ha presentato denuncia al tribunale di Napoli Nord, al momento solo per l’ipotesi di reato di danneggiamento aggravato. Non è certo il primo caso di aggressione al “Moscati”, ospedale con un gran numero di accessi e che serve due territori ad alto rischio come l’hinterland napoletano e quello casertano.
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