Clan dei Casalesi, Schiavone Jr ordina l’esilio per il figlio di Bidognetti

L’anatema di Emanuele Libero svelato da una conversazione tra Nicola ‘o russ e i fratelli intercettata dagli agenti della Dia

Emanuele Libero Schiavone e Gianluca Bidognetti, esponenti del clan dei Casalesi

CASAL DI PRINCIPE – Equilibri fragili: tra gli Schiavone e i Bidognetti nel clan dei Casalesi non c’è mai stata una convivenza serena. Tensioni e guerre tra queste due cosche, però, risalgono soprattutto al periodo in cui a controllarle (anche dal carcere) erano direttamente Francesco Sandokan Schiavone e Cicciotto ‘e mezzanotte.

Next gen

Adesso a gestire ciò che resta delle due organizzazioni ci sarebbero, invece, i loro figli: da un lato Emanuele Libero Schiavone, tornato a Casal di Principe un mese fa (dopo aver scontato in cella 12 anni), e dall’altro Gianluca Bidognetti, detto Nanà, ora al 41 bis e con un fine pena previsto per il 2026 (ma per avere una data certa bisogna attendere il destino della recente condanna – di primo grado – per associazione mafiosa che ha incassato).

L’astio tra i rampolli

L’avvento della nuova generazione al vertice dei gruppi del clan dei Casalesi non è riuscito a sopire le frizioni tra Bidognetti e Schiavone. C’è astio, infatti, anche tra Emanuele Libero e Nanà. E a farlo emergere è stata l’indagine degli agenti della Dia che nel 2022 ha portato in carcere e fatto condannare (lo scorso marzo) Nicola Schiavone ‘o russ, nipote di Sandokan, a 6 anni per mafia.

L’anatema

Grazie al trojan che gli investigatori installarono nel 2021 sul cellulare di ‘o russ, ascoltarono una sua lunga conversazione con i fratelli Massimiliano e Isidoro alla presenza dei loro genitori. E durante questa chiacchierata, Massimiliano riferì che Emanuele Libero, dal carcere, aveva imposto l’esilio da Casal di Principe a Gianluca Bidognetti quando quest’ultimo sarebbe stato scarcerato. Ma non un allontanamento dalla provincia di Caserta, come fu ordinato ai parenti di Antonio Bardellino. Sandokan jr avrebbe concesso al figlio di Cicciotto di trasferirsi, insieme alla sorella Teresa e al marito Vincenzo D’Angelo, detto Biscottino, a Castelvolturno.

Tutto questo accadeva quando Emanuele Libero si trovava ancora in cella, quindi, come rivelerà agli inquirenti proprio D’Angelo (dal dicembre 2022 collaboratore di giustizia), avrebbe dato ordini e comunicava con persone a lui care grazie a cellulari che circolavano clandestinamente in prigione.

E lo stesso faceva Bidognetti quando era recluso nel reparto di alta sicurezza a Terni (circostanza appurata nell’indagine che lo scorso dicembre lo ha fatto condannare a 6 anni). Infatti Nanà, seguendo il racconto di Massimiliano Schiavone, informato del futuro esilio che avrebbe dovuto affrontare, aveva effettuato anche una video-chiamata con Ivanhoe Schiavone per chiedergli conto di quanto imposto dal fratello di Emanuele Libero. A spingere quest’ultimo ad emanare l’anatema nei confronti di Bidognetti jr sarebbe stato un affare immobiliare in cui era coinvolto un fidato di Nanà.

Il clan post-Sandokan

Lo scenario in cui maturò quell’ordine di ‘esilio’ è totalmente diverso rispetto a quello che oggi caratterizza la criminalità organizzata dell’Agro aversano.

A renderla altro sono stati soprattutto due importanti pentimenti: il primo è quello di D’Angelo, genero di Cicciotto ‘e mezzanotte, che ha spinto la moglie Teresa ad accettare il programma di protezione, creando un’importante falla nel gruppo Bidognetti. Il secondo, il più importante, riguarda il capo e fondatore dei Casalesi, Francesco Sandokan Schiavone che da marzo sta parlando i magistrati della Dda (scelta che ha fatto suonare il de profundis per il clan, almeno per quello imparato a conoscere con le sentenze del processo Spartacus).

Quindi, tirando le somme, abbiamo un Emanuele Libero senza più la tutela mafiosa del genitore, con altri due fratelli (Nicola e Walter) pure pentiti e con le sorelle e la mamma, Giuseppina Nappa, che hanno detto sì alla nuova vita offerta loro dal Servizio centrale di protezione. E abbiamo anche un Gianluca Bidognetti spostato al 41 bis e con buona parte degli affiliati al clan messi in prigione (grazie alla retata del 2022), una sorella che ha seguito il marito pentito e, già da qualche tempo, pure un fratello, Raffaele, collaboratore. Tenendo conto di questo nuovo contesto, c’è da capire ora cosa ne sarà di quel diktat, se risulterà ancora valido o meno (se Sandokan jr dovesse serbare ancora rancore nei confronti del collega di mafia, avrà la forza per dargli seguito?).

Altro elemento da considerare che destabilizza e indebolisce la cosca Schiavone è l’avanzata di Emilio Martinelli ‘o barone: il sanciprianese, prima di finire in prigione (nel 2023), secondo la Dda si era messo a capo di un gruppo intenzionato a staccarsi dagli Schiavone a cui il padre Enrico, al 41 bis, era legato.

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