Un imprenditore alla corte di Mezzero per essere aiutato a un’asta giudiziaria

Antonio e Michele Mezzero

CASAL DI PRINCIPE – Le scorciatoie, prevalere sugli altri infrangendo le regole, truccare le competizioni danneggiando i concorrenti: chi è intenzionato a perseguire queste condotte, se cerca aiuto certamente non può rivolgersi allo Stato. Cosa fa? Si appella ai soggetti che hanno dedicato la loro vita a violare la legge, rendendo sempre più deboli i diritti dei cittadini. E nella lista di chi è disposto ad accogliere richieste simili, secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta c’è Antonio Mezzero, storico esponente del clan dei Casalesi originario di Brezza, frazione di Grazzanise, ma che recentemente aveva scelto S. Maria Capua Vetere come suo quartier generale.

Tornato in Terra di Lavoro da uomo libero nel 2022, dopo aver trascorso in carcere oltre 24 anni (per associazione mafiosa e omicidio), subito si sarebbe attivato per tornare a distendere i suoi tentacoli criminali nella provincia casertana. Proprio a lui, questo emerge dalle conversazioni intercettate dai carabinieri, un imprenditore 49enne (l’età che ha adesso) di Mugnano di Napoli si sarebbe rivolto nel 2023 per ottenere aiuto ad acquistare un terreno a un’asta giudiziaria. Gli investigatori ascoltano una sua chiamata a Michele Mezzero, detto “’o Malese”, nipote del boss e, sostiene l’accusa, suo factotum.

Era il 9 marzo dell’anno scorso, e l’uomo della provincia di Napoli informa “’o Malese” che gli serviva un appuntamento. Poche ore dopo, i due si incontrarono, e Michele Mezzero il giorno successivo viene registrato dai militari mentre avvisa lo zio che l’indomani si sarebbe recato da lui con una persona di Mugnano.

La mattina del 10 marzo è però solo Michele a raggiungere il boss, e in quell’occasione gli dice, alla presenza dell’altro suo zio, Giuseppe (fratello di Antonio), che avrebbe incontrato il soggetto di Mugnano più tardi, svelandone il motivo: era interessato all’acquisto, tramite asta pubblica, verosimilmente indetta dalla sezione competente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, di un terreno al costo di 35mila euro. Il 49enne, spiegò Michele Mezzero, aveva chiesto l’intervento di Antonio Mezzero affinché, esercitando pressione mafiosa, fosse evitata la partecipazione all’asta di altri aspiranti acquirenti, in modo tale da potersi aggiudicare lo slargo senza rischi.

“’O Malese” viene poi intercettato mentre rassicura al telefono l’uomo di Mugnano, con il quale si vedranno l’indomani. In quell’occasione, Michele Mezzero, per dare garanzia che lo zio sarebbe riuscito ad assicurargli il risultato, racconta che già aveva fatto un intervento del genere a favore di tale Gerardo per la vendita all’asta di un’abitazione. In quella circostanza, stando al racconto di “’o Malese”, all’asta si era recato lui, accompagnato dallo zio Giuseppe Mezzero, per far capire che il bene posto all’incanto rientrava nella sfera di interesse di Antonio Mezzero.

Questo episodio è stato inserito dai carabinieri nell’indagine che ha fatto scattare lo scorso ottobre 14 misure cautelari, per evidenziare il riconoscimento di Antonio Mezzero da una parte della popolazione come uomo di vertice mafioso. L’inchiesta sfociata nell’ordinanza cautelare non ha chiarito però se l’operazione immobiliare che voleva condurre il 49enne di Mugnano sia andata in porto o meno.
Al momento, il boss e il nipote sono ancora in carcere (accusati di mafia). Era stato arrestato anche Giuseppe Mezzero, ma è stato scarcerato dal Riesame.

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