La causa per plagio intentata da Cronache di Napoli e di Caserta contro Roberto Saviano e la Arnoldo Mondadori Editore torna davanti alla Corte di Cassazione per la terza volta. Sul tavolo della sezione specializzata in materia di proprietà intellettuale la questione della determinazione del risarcimento che lo “scrittore” e il suo editore, ovvero la famiglia Berlusconi (Marina Berlusconi, figlia di Silvio, è infatti il presidente della società editrice) dovranno corrispondere alla Libra Editrice, cooperativa che edita Cronache.
Gli utili realizzati in violazione del diritto
La Corte di Appello di Napoli, infatti, nella sua ultima pronuncia ha fatto ricorso al criterio equitativo per la determinazione dell’importo. Ma la Libra Editrice ha deciso di impugnare la decisione, evidenziando il fatto che la Corte di Cassazione ha indicato a più riprese la necessità che si tengano in dovuta considerazione gli utili realizzati da Saviano e Mondadori in violazione del diritto. La causa giunge così al settimo grado di giudizio, un caso unico nella storia della Repubblica italiana. Ci sono però alcuni punti fermi. Innanzitutto è stata definitivamente accertata dalla Corte di Cassazione nel 2015 l’illecita riproduzione degli articoli di Cronache in Gomorra (LEGGI L’ULTIMA SENTENZA).
Saviano e Mondadori legati a doppio filo
Secondo punto, i rapporti tra Saviano e la famiglia Berlusconi sono granitici. Lo scrittore, infatti, viene difeso in giudizio dagli avvocati della Mondadori e la linea difensiva è la stessa. La società di Segrate, d’altra parte, non ha mai preso le distanze dal comportamento tenuto dal suo autore. Anzi. Gli avvocati della Mondadori continuano ad affermare, negli atti difensivi di Saviano, che lo stesso avrebbe copiato solo una percentuale del libro. Comportamento singolare, se si considera che in teoria il principale danneggiato dalla condotta plagiaria sarebbe proprio la società editrice.
Interessi intrecciati
Ma il romanzo ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, è stato tradotto in quasi 60 lingue diverse, è stato distribuito in circa 160 paesi e da esso sono stati tratti film, serie tv, opere teatrali, audiolibri e via dicendo. Insomma, gli interessi economici di Saviano e della Mondadori sono legati a doppio filo, per non parlare del fatto che è stato proprio il primo libro, Gomorra, a lanciare Saviano come paladino televisivo dell’antimafia.
Diciassette anni di lotta
Da ormai 17 anni la Libra Editrice si batte per far valere i propri diritti contro una delle case editrici più grandi d’Europa, finita nelle mani della famiglia più potente d’Italia. In questi anni sono stati innumerevoli gli attacchi che la Libra Editrice ha dovuto subire da Saviano, supportati dalle principali testate nazionali e in trasmissioni mandate in onda sui principali canali televisivi italiani (Mediaset e Rai).
Stato di diritto e fango
Ma i giornalisti di Cronache non mollano, convinti che in uno Stato di diritto è la legge, e non il denaro o il potere, che trionfa. Finora i giudici della Corte di Cassazione non si sono lasciati influenzare dal fango. La flotta che si occupa del bombardamento mediatico alla Libra Editrice in favore della coppia Mondadori/Saviano ha una potenza di fuoco notevole.
Le bugie dei giornaloni
Basti pensare che quando la Cassazione ha condannato definitivamente i due per plagio, il Corriere della Sera, la Repubblica e il Mattino, affetti da una sorta di allucinazione sincronizzata, hanno riportato la notizia celebrando la vittoria di Saviano. Un episodio inquietante, sottolineato da Dagospia (LEGGI L’ARTICOLO), dal Fatto Quotidiano e dal Sole 24 Ore (LEGGI L’ARTICOLO). Ultimamente alla squadra di picchiatori si è unito anche il quotidiano Avvenire, ormai sempre più sensibile alle tentazioni progressiste.
La ‘discesa in campo’ di Avvenire
Invece di preoccuparsi della fuga dagli oratori, forse causata dai troppi scandali per pedofilia che hanno compromesso la fiducia dei genitori, il quotidiano dei vescovi si preoccupa di emettere sentenze preventive, su vicende ancora in via di definizione nelle aule di giustizia. E lo fa senza concedere il diritto di replica, omettendo informazioni determinanti. Modalità che ricordano tanto i periodi bui della santa (sic) inquisizione, quando tanti poveracci sono morti agonizzando tra le fiamme del rogo senza avere avuto la possibilità di difendersi in un processo.
Le sentenze si rispettano…
C’è modo e modo di aspettare una sentenza. La Libra Editrice e i giornalisti di Cronache, ad esempio, rispettano il lavoro della magistratura da sempre. Per questa ragione attendono con la più piena fiducia che la Corte di Cassazione si pronunci sull’entità del risarcimento a loro dovuto dalla Arnoldo Mondadori Editore Spa della famiglia Berlusconi e Roberto Saviano per il plagio dei loro articoli in Gomorra. Quanto a Saviano, invece, ogni volta che un giudice sta per decidere, sfoga tutto il suo odio nei nostri confronti.
…e anche il lavoro di chi deve decidere
Perché? Semplice, perché lo abbiamo sputtanato, per usare una delle sue espressioni. Lo abbiamo sputtanato come si sputtanano le persone che infrangono le leggi dello Stato italiano, che vieta il plagio di opere altrui: ci siamo rivolti a un giudice. E la Cassazione ha detto, con sentenza ormai passata in giudicato, che il cosiddetto scrittore è diventato famoso grazie a un romanzo nel quale sono stati copiati e incollati articoli di Cronache di Napoli e di Caserta.
La campagna di delegittimazione nei nostri confronti
A questo punto un vero paladino della legalità, dopo essere stato sputtanato e condannato, proverebbe vergogna, chiederebbe scusa a tutti e cambierebbe mestiere. Perché copiare, incollare, vendere e incassare non è esattamente come passare col rosso. Non puoi farlo per distrazione. Invece il nostro caro Saviano, evidentemente sprovvisto di senso del pudore, non perde occasione per tentare di delegittimare i giornalisti di Cronache, quelli da cui ha copiato. Lo fa con articoli, con fondi, dalle colonne dei giornali amici, nelle trasmissioni a cui può partecipare senza temere domande sul plagio, sui canali social e con ogni mezzo.
Il censore delle sue vittime
Due le criticità nella sua campagna di fango: primo, è sempre la stessa storia che ripropone senza variazioni da 17 anni. Ormai anche i più lenti a capire hanno realizzato che evidentemente non ha nulla da dire sull’attualità. Punto secondo, Saviano è in conflitto di interessi: Berlusconi governava in un paese in cui lui e la sua famiglia hanno interessi economici enormi, lo scrittore si erge a censore dei giornalisti da cui ha scopiazzato, nei cui confronti è stato condannato, verso cui è debitore (anche se l’importo è da definirsi) e rispetto ai quali è ancora controparte processuale.
I potenti mezzi…
Una posizione, la sua, di evidente vantaggio, sia sul piano economico, visto che gli avvocati che lo difendono sono quelli della Mondadori, sia su quello mediatico, visto che dalla parte sua e di Mondadori ci sono Mediaset e una buona parte degli organi di stampa nazionali. Non ci fermeremo. Mai. Fino a quando Saviano e Mondadori non pagheranno il giusto ristoro per il conclamato utilizzo illegittimo degli scritti dei cronisti di Cronache. Non importa quanto: un euro, un milione di euro o dieci milioni di euro: lo decideranno i giudici.
La Giustizia e i giustizieri
Noi saremo contenti comunque, avremo dimostrato che la giustizia è uguale per tutti, anche per Roberto Saviano e per la famiglia Berlusconi. Non ci fermeranno le velate mezze verità propinate dallo pseudo scrittore, o dai suoi sodali che vestono i panni dei giustizieri senza macchia (?) e senza paura nella farsa che con l’avvicinarsi delle scadenze giudiziarie recitano il copione scritto dal ‘copione’.
L'”eroe anticamorra” nato nelle scuderie del Cavaliere
Ci sono diverse cose che accomunano Roberto Saviano e l’ex leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Sono entrambi personaggi legati alla Arnoldo Mondadori Editore (Berlusconi la acquisì grazie a un giudice corrotto da Cesare Previti, LEGGI L’ARTICOLO SUL LODO MONDADORI, mentre Robertino è nato “artisticamente” a Segrate, in quanto la Mondadori gli ha pubblicato e gli commercializza il suo primo romanzo “Gomorra”). Ancora oggi nel processo per plagio la Mondadori e Saviano sono difesi dagli stessi avvocati.
Il “giudice dei giudici”, quando Saviano dà le pagelle ai magistrati
Sia lo scrivano che il cavaliere, poi, sono celebri per gli attacchi velenosi ai magistrati giudicanti quando questi emettono una sentenza a loro sgradita. Inutile elencare tutte le volte che il Cavaliere ha parlato di magistratura politicizzata e di accanimento nei suoi confronti. Quanto a Saviano, il suo approccio è leggermente diverso, anche in ragione del suo autoattribuito ruolo di paladino della legalità. Prendere una decisione non in linea con i suoi desideri significa correre il rischio di vedersi proiettate addosso ombre sinistre. Ci andò giù duro, ad esempio, quando in primo grado un giudice assolse i boss accusati di averlo minacciato.
Il “metodo Saviano”: la parola “connivenza” usata come un’arma
“Una cosa tipicamente italiana – commentò accigliato -, a metà, senza coraggio. In questi anni di vita difficile, complicata, ho sempre avuto la sensazione che i clan non avessero davvero la parte più forte del paese contro. Solo una parte, quella migliore, ma l’altra parte, anche se non connivente, è silenziosa e quindi connivente”. E poi ancora, sibillino: “Io parto tra poche ore e spero di stare il più lontano possibile. Non è più dato alle mie forze e alle mie energie di stare in questo Paese in queste condizioni”. Ovviamente tornò a stretto giro nel paese che gli assicura la scorta.
La condanna per diffamazione: “Sentenza intimidatoria”
Ma è la condanna per diffamazione nei confronti di Giorgia Meloni ad avergli fatto perdere qualsiasi freno inibitorio: “Una assoluzione sarebbe stata importante per tutti coloro che la propaganda di Meloni ha disumanizzato e criminalizzato per orrendo calcolo politico. Ma sapevo che in questa Italia la mia assoluzione non sarebbe mai stata possibile. E vedrete come, nei prossimi processi in cui mi hanno trascinato, ci sarà la stessa pressione politica comunicativa: il governo continuerà a intimidire per sua diretta via o per via dei suoi fiancheggiatori… Questa sentenza è pericolosa perché reca traccia di una intimidazione e suggerisce a chi fa il mio lavoro di osservare un religioso silenzio per tutelare i propri progetti… È pericolosa perché sembra innocua, finanche a me favorevole, ma non tiene conto delle sofferenze causate a migliaia di persone. È una sentenza pericolosa pronunciata in un paese pericolosamente esposto all’odio. Quanto più è grande la menzogna e il potere che la pronuncia, tanto più deve essere alto il grido che la contrasta. Questo ho fatto, questo faccio, questo farò”. E in altra occasione, ironicamente: “Dopo questa sentenza la salute della democrazia non è certamente migliorata”. Per quanto è dato sapere, nemmeno con i tentativi di delegittimazione della giustizia di Saviano e Silvio Berlusconi.
LEGGI L’ARTICOLO DI COMMENTO SUL CASO PLAGIO