Sanità e Fuorigrotta, incubo racket. L’allarme di Ferrucci (Fai): “Estorsioni utilizzate dalle cosche per tenere i territori sotto scacco”

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Luigi Ferrucci

NAPOLI – Le denunce aumentano, sì. Ma non ancora abbastanza da spezzare l’abbraccio soffocante del racket. A Napoli, l’estorsione resta
una piaga radicata, una pratica che segna profondamente il tessuto urbano ed economico della città. Un cancro sociale che, nonostante le prime crepe, continua a resistere. A rilanciare l’allarme è Luigi Ferrucci, presidente della Fai – Federazione Antiracket Italiana, da anni in prima linea nel sostenere chi decide di dire no al pizzo. “Negli ultimi mesi – spiega Ferrucci – abbiamo ricevuto segnalazioni e denunce da imprenditori di quartieri molto diversi: dal Rione Sanità ai Decumani, dai Quartieri Spagnoli a Fuorigrotta, fino a Secondigliano e Chiaiano”.
Territori separati da geografie e storie, ma accomunati da un filo invisibile e tenace: la pressione costante della criminalità organizzata. A rendere più inquietante il fenomeno è l’evoluzione delle richieste estorsive, che oggi colpiscono anche i più deboli. “Non si tratta solo di cifre
ingenti
– continua Ferrucci – ormai il pizzo viene chiesto anche a venditori ambulanti e piccole attività. È una strategia precisa: il pizzo non serve solo a fare soldi, ma soprattutto a marcare il controllo sul territorio”.

Il racket, insomma, è prima di tutto un segnale: un modo per ribadire chi comanda. A farne le spese sono soprattutto i titolari di cantieri e i commercianti, già provati da anni di crisi economica, tra pandemia, aumento dei costi e incertezze logistiche. Eppure, qualcosa si muove. Qualcuno comincia a parlare, a denunciare, a rompere il silenzio. “Chi denuncia non viene lasciato solo – assicura Ferrucci – Lo dico anche per esperienza personale: sono un imprenditore, e anch’io ho detto no. E ce l’ho fatta”. Un messaggio forte, diretto, che vuole abbattere la
paura che spesso paralizza. “Lo Stato, oggi, è presente. Esistono fondi di ristoro per chi subisce danni economici dopo una denuncia. Ma soprattutto, esiste una rete di solidarietà concreta che sostiene chi decide di reagire”.

Quella del presidente Fai è una chiamata al coraggio rivolta a imprenditori, commercianti e cittadini onesti: non abbassate la testa. “Inoltre – prosegue Ferrucci – è documentato dalle ultime ordinanze che i clan evitano di chiedere il pizzo a chi ha denunciato. Anzi, spesso hanno paura di accostarsi a chi all’esterno del negozio espone la scritta per comunicare di avere aderito alla rete contro il racket”. Ogni denuncia, ogni voce che si leva contro il silenzio imposto dalla camorra, è un passo avanti. Un segno che qualcosa può cambiare. “La nostra battaglia contro il racket non si fermerà – promette Ferrucci – e continueremo ad accompagnare chi sceglie la legalità”.

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