“Per me Bardellino non è morto”: Le nuove parole di Sandokan riaccendono i dubbi di Buscetta

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Francesco Sandokan Schiavone, Antonio Bardellino e Tommaso Buscetta

CASAL DI PRINCIPE – Oltre l’Agro Aversano, oltre la Campania, oltre i confini italiani: per Antonio Bardellino, San Cipriano d’Aversa
era solo una rampa di lancio, il luogo da cui scoccare le sue mire mafiose. Ambizioni criminali tutt’altro che modeste, che lo portarono,
infatti, lontano, molto lontano, fino al Sudamerica, dove, negli anni Ottanta, si stabilì e mise radici tra il Brasile e Santo Domingo. Pensare che le operazioni internazionali condotte dal sanciprianese fossero state possibili grazie alla sola forza della cosca casertana sarebbe riduttivo, ingenuo: Bardellino riuscì a portarle a termine perché era diventato il fulcro di un intreccio di interessi (incentrati sulla droga) che legava la camorra a Cosa Nostra. Una connessione resa ancora più salda non solo dalla sua affiliazione alla mafia siciliana, ma anche dal rapporto personale con Tommaso Masino Buscetta.

Sandokan parla in aula e rievoca Bardellino: “Dopo gli omicidi andammo…

Le recenti dichiarazioni di Francesco Schiavone Sandokan, rese nel corso del processo di secondo grado che lo ha visto imputato (e poi condannato) per aver preso parte all’esecuzione di Luigi Cantiello e dei fratelli Nicola e Luigi Diana – avvenuta nel 1983 – hanno riportato alla luce proprio quell’intesa tra i due boss mafiosi. In videocollegamento con la Corte d’assise d’appello di Napoli, Sandokan, lo scorso maggio, ha raccontato che, dopo quel raid di morte, insieme ad altri componenti del commando si recò prima a Ponte Chiasso, al confine con la Svizzera, e poi volò in Brasile. Ad attenderlo c’era proprio Bardellino, “per altre cose di Buscetta e di Badalamenti”.

Parole che rafforzano ulteriormente la narrazione di una connessione diretta tra il sanciprianese e l’uomo di Cosa Nostra. Entrambi
lasciarono le rispettive ter- re d’origine per radicarsi in Sudamerica e, per un periodo, vissero addirittura nello stesso edificio nel quartiere
di Barra da Tijuca, a Rio de Janeiro. Ma come si è arrivati a conoscere questa circostanza? La Criminalpol era sulle tracce di Bardellino nella zona di San Corrado, dove sospettavano si trovasse in un appartamento. Quando gli agenti fecero irruzione, trovarono la tavola apparecchiata, ma di Bardellino nessuna traccia. Gli indizi raccolti portarono gli investigatori a perquisire un’altra casa, riconducibile a tale Enrico Peluso. Lì scoprirono un atto di acquisto di un appartamento intestato a Rita De Vita, la moglie sudamericana di Bardellino.
Quell’abitazione si trovava in un edificio con vista sull’oceano, proprio nella zona di Barra da Tijuca. E in quello stesso stabile, secondo le ricostruzioni investigative, abitava anche Tommaso Buscetta. Insomma, uniti da Cosa Nostra, dal Brasile e, poco dopo, anche dagli arresti. Perchè? Buscetta fu catturato nell’ottobre del 1983; Bardellino il mese successivo, in Spagna, da dove però riuscì a fuggire. Le loro strade, almeno ufficialmente, si divisero in quel momento. Per Buscetta, poco dopo la cattura, iniziò la collaborazione con la giustizia italiana sotto la guida del giudice Giovanni Falcone. Per Bardellino, invece, ci fu il ritorno in Sudamerica e l’inizio del suo ‘mistero’.

Nel 1984, in uno dei primi interrogatori, Falcone chiese a Buscetta se effettivamente avesse abitato nello stesso condominio di Bardellino. Il
mafioso negò. Per quale ragione? Forse per proteggere gli interessi criminali che entrambi avevano ancora in Brasile. Buscetta, in fondo,
voleva fornire elementi per colpire i Corleonesi, ma, probabilmente, non intendeva intaccare chi, insieme a lui, stava costruendo un impero economico all’estero. Otto anni più tardi, nel novembre 1992, in audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia presieduta da Luciano Violante, Buscetta tornò a parlare di Bardellino. Dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, al collaboratore vennero rivolte domande sui rapporti tra Cosa Nostra e le organizzazioni camorristiche. Quando i commissari nominarono tre affiliati campani – Zaza, Nuvoletta e Bardellino – Buscetta chiese perché si fosse parlato proprio di Bardellino al passato: “Perché era? È scontato che sia morto?”. Gli fu risposto che non era affatto scontato e gli venne chiesto se per lui potesse essere ancora in vita. “A me chiarì ‘Masino’ – non risulta. Ma non credo che sia morto”.

Parole che alimentano ulteriori dubbi sulla fine del boss sanciprianese, mettendo in discussione quanto stabilito nella storica sentenza del
processo Spartacus, secondo cui Bardellino fu ucciso nel 1988 a Búzios da Mario Iovine, su istiga- zione di Francesco Schiavone. Dubbi che riaffiorano anche in una recente inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, coordinata dal pm Vincenzo Ranieri, volta a indagare i presunti rapporti tra alcuni eredi di Antonio Bardellino, ora a Formia, e componenti della cosca Schiavone, attivi ancora oggi a Casal di Principe. Il mistero della scomparsa di Bardellino è stato anche al centro di una recente in- chiesta giornalistica andata in onda nella trasmissione Cento Minuti su La7, con un servizio curato dal giornalista Andrea Palladino. Chi potrebbe fare chiarezza sulla fine di Bardellino è, senza dubbio, proprio Francesco Schiavone. Il capo- clan dei Casalesi ha più volte manifestato la volontà di raccontare tutta la sua storia
criminale, anche se la Procura non lo considera più un collaboratore di giustizia affidabile. Strategia? Un tentativo per confondere le acque
e minare il lavoro dell’Antimafia? Oppure un sincero desiderio di rompere definitivamente con il passato e con l’organizzazione che lo tiene
al 41 bis dal 1998? Al momento, la Procura – guidata da Nicola Gratteri – ha ritenuto le sue dichiarazioni (la collaborazione era iniziata nel marzo 2024 e fermata 4 mesi dopo) poco genuine, frammentarie, difficilmente verificabili o riferite a fatti già noti. In- somma, Sandokan si sarebbe riconfermato un bluffatore, proprio come faceva quando guidava il clan da uomo libero. Resta da capire se ci saranno
margini per riaprire un canale di confronto. Ma al momento il nodo resta irrisolto.

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