Delitto Della Gatta: assolto Zagaria, trent’anni anni a Vincenzo Schiavone

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Vincenzo Schiavone, Michele Della Gatta ed Antonio Iovine

CASAL DI PRINCIPE – Quanto abbiano inciso le dichiarazioni di Vincenzo Schiavone ‘o Petillo, si saprà solo leggendo le motivazioni (che arriveranno entro i prossimo 60 giorni). Per ora si può dire che la Corte d’assise d’appello ha ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendo Michele Zagaria Capastorta e confermando la condanna per Schiavone e Antonio Iovine ‘o ninno. A trascinare i tre a processo è stata l’indagine sull’omicidio di Michele Della Gatta, guardaspalle dei figli del capoclan Francesco Sandokan Schiavone. In primo grado,
Zagaria e ‘o Petillo avevano incassato 30 anni a testa, mentre Iovine 10 anni. Questi verdetti furono emessi – nel 2022 – dal Tribunale di Napoli, accogliendo la tesi della Dda secondo cui l’omicidio di Della Gatta sarebbe collegato alla morte di Carlo Amato. Quest’ultimo fu ucciso con una coltellata in uno stanzino del Disco Club di Santa Maria Capua Vetere, durante il Mac-Pi organizzato – era il 19 marzo 1999 – dagli studenti del liceo Amaldi.

In quel locale c’era anche Walter Schiavone, figlio di Sandokan. Pochi giorni dopo il delitto in discoteca iniziò a circolare l’ipotesi che Della Gatta, che aveva il compito di garantire la sicurezza dei figli di Sandokan, avesse avuto un ruolo nell’uccisione di Amato. E il 5 giugno dello stesso anno anche lui venne ammazzato. Il suo corpo fu trovato in una stradina a Baia Verde, località di Castelvolturno, a circa cento metri da un’auto dove i sicari abbandonarono una pi- stola calibro 7,65 e una tanica di benzina. Della Gatta, secondo l’indagine coordinata dall’Antimafia, fu assassinato per proteggere i figli di Sandokan, per dare un volto al killer di Carlo, per compiere quella (falsa) giustizia mafiosa che non passa per i tribunali. ‘O Petillo, nel corso della precedente udienza, aveva confessato di aver assassinato Della Gatta, ma su or- dine di Antonio Iovine.

Per quale ragione? Della Gatta aveva litigato con l’autista di un pulmino su cui viaggiavano i figli di ‘o Ninno. Un litigio durante il quale il giovane – secondo Schiavone – tirò fuori una pistola e colpì al volto con il calcio dell’arma l’autista. Questo avrebbe terrorizzato i figli del boss, che diede ordine di far uccidere Della Gatta. In- somma, per ‘o Petillo nulla c’entrava la vicenda Amato. Schiavone chiarì anche che Zagaria non aveva avuto alcun ruolo in quel raid di morte. In quell’udienza intervenne direttamente pure Capastorta per dichiararsi estraneo all’accusa. Il sostituto procuratore generale, nel corso della sua requisitoria, aveva proposto la conferma della sentenza di primo grado per tutti gli imputati. Come detto, la Corte ha condannato Iovine e Schiavone, ma assolto Zagaria. Nel collegio difensivo, gli avvocati Emilio Martino, che assiste Zagaria; Leonardo Lombardi, che difende insieme a Martino anche Schiavone; e Giuseppe Tessitore, difensore di Iovine.

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