ROMA (LaPresse) – “Sull’Ilva il tempo stringe. In attesa del parere dell’Avvocatura di Stato, di un cenno del Governo nei confronti di un asset importante della nostra economia, di risposte concrete e strutturali. Taranto continua a mangiare pane e ferro e a respirare pulviscolo”. Così, in una nota, Vincenza Labriola, deputata di Forza Italia.
Il caso Ilva
“Se la risposta dell’Avvocatura si uniformerà alle risposte dell’Anac, Di Maio chiuderà l’Ilva per decreto. Creando un buco di 1 per cento di Pil, lasciando per strada 14 mila lavoratori, distruggendo l’indotto e mettendo una pietra tombale su Taranto?”.
Il piano alternativo di Labriola
“Ho lavorato tutta la scorsa legislatura per mettere su un piano alternativo allo stabilimento. Alcuni parametri della vendita vanno sicuramente rivisti, come il progetto alternativo della copertura dei parchi, le tecnologie per ridurre gli inquinanti in emissioni, i monitoraggi dell’aria trimestrali, i controlli anti inquinamento serrati. Mettendo a punto un progetto di autotutela per i cittadini e di riflesso dell’azienda”.
La proposta di legge per risarcire Taranto
“A breve presenterò una proposta di legge “Risarcimento Taranto”. E mi batterò fino a quando chi ha sbagliato, in primis lo Stato, non risarcirà la città e i suoi abitanti. Abbiamo bisogno a Taranto di risarcimento, di Stato, di legalità, di cultura e di sviluppo solo così potremmo ricucire la distanza tra Stato, impresa e territorio”, conclude.