Mafia, sequestrato il tesoro di Sanfilippo: sigilli al quotidiano La Sicilia e a due emittenti tv. L’editore: “Il mio patrimonio frutto soltanto del lavoro”

Sotto chiave anche alcune quote del giornale La Gazzetta del Mezzogiorno. L'imprenditore 86enne è a processo per concorso esterno a Cosa Nostra

© ROBERTO MONALDO/LAPRESSE 28-02-2002 ROMA ECONOMIA NELLA FOTO MARIO CIANCIO SANFILIPPO (EDITORE)

CATANIA – Sequestro da 150 milioni di euro per Mario Ciancio Sanfilippo. Ad ordinarlo, su richiesta della Dda,  è stato il tribunale di Catania. Sigilli al quotidiano La Sicilia e alle emittenti televisive Antenna Sicilia e Telecolor. Sotto chiave alcune quote della Gazzetta del Mezzogiorno.

Le accuse

L’imprenditore 86enne ed editore de La Sicilia è a giudizio per concorso esterno a Cosa Nostra. Il processo, iniziato nel 2017, è basato su un’indagine conclusa nel 2007. Nel 2012 venne proposta l’archiviazione, ma il gup bocciò la richiesta inviando gli atti di nuovo al pm.

Nel 2015 arrivò il primo sì del giudice all’avvio del processo, ma il caso arrivò dinanzi alla Suprema Corte che, dopo un complesso tira e molla, attestò la configurabilità del reato contestato all’editore. L’odissea giudiziaria, ha spiegato Il Fatto Quotidiano, ha trovato pace (relativamente) un anno fa con il decreto che ha disposto il processo per l’86nne.

Il tesoro di Sanfilippo

Il ‘tesoro’ di Sanfilippo fu individuato già tre anni fa, durante l’attività investigativa coordinata dalla Dda di Catania. La Procura sosteneva di aver trovato 52 milioni di euro depositati in Svizzera. Secondo gli inquirenti quel denaro non era stato dichiarato in occasione dei precedenti scudi fiscali.

La difesa dell’editore

“Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi – ha contrattaccato l’editore. – Le motivazioni addotte dal Tribunale sono facilmente superabili da argomenti importanti di segno diametralmente opposto, di cui il collegio non ha tenuto conto”. Si difende Ciancio Sanfilippo. “I miei legali – ha proseguito l’imprenditore – sono già al lavoro per impugnare il provvedimento in Corte d’Appello”. “Il mio patrimonio – ha concluso l’86enne – è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me

Secondo l’accusa, invece, il denaro, mobili e immobili sequestrati all’86enne non avrebbero avuto una valida giustificazione. “La successiva indicazione da parte dell’indagato della provenienza delle somme, non documentata, abbia trovato smentita negli accertamenti condotti”

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