Addio a Federico Salvatore, ha cantato Napoli senza sconti

Se n’è andato a 63 anni, un anno e mezzo dopo il malore del 2021. La moglie: “Grazie a chi ci ha tenuto la mano”

NAPOLI – “E alla fine del mio viaggio chiedo a Napoli perdono se ho cercato con coraggio di restare come sono”. Federico Salvatore con le ultime note di ‘Se io fossi San Gennaro’ ha lasciato il suo testamento. Ieri mattina Napoli si è svegliata con la tristissima notizia della morte di uno dei suoi cantori più amati e irriverenti. Certamente uno dei più coraggiosi. Se n’è andato a 63 anni. Da ottobre 2021 il pubblico non aveva più sentito la sua voce a causa di una emorragia cerebrale. La sua famiglia, gli amici, gli sono stati accanto nel percorso riabilitativo, lungo, faticoso. Che si è concluso ieri nel modo più amaro.

L’annuncio della moglie

“Federico è andato via in un’ora”, ha detto la moglie Flavia D’Alessio, che poi ha aggiunto: “Sono stati i mesi più difficili e dolorosi della nostra storia d’amore. Mesi in cui ho pregato e sperato che lui tornasse a casa da me e dai ragazzi e che tornasse tra le persone che lo amano e che in questi mesi hanno pregato e sperato con me. La cosa più complicata è gestire il dolore. In un primo momento avevo pensato a una cerimonia privata, ma non sarebbe stato giusto. Federico non avrebbe voluto. Le persone che hanno seguito Federico nella sua carriera artistica non sono semplicemente fans. Sono suoi amici. Mi sembra giusto dare a tutti loro la possibilità di un ultimo saluto a Federico. Cosa che non sono riuscita a fare io. Grazie a chi ci ha tenuto la mano e si è preso cura di Federico in questi mesi, medici, infermieri”.

Dagli inizi alla ribalta

I funerali saranno celebrati oggi alle 12.30, nella Basilica di San Ciro a Portici. La ribalta nazionale col Maurizio Costanzo Show negli anni Novanta, canzoni come ‘Incidente in Paradiso’, ‘Azz’, ‘Se io fossi San Gennaro’ che hanno fatto ridere e riflettere. Nei suoi pezzi spesso si divideva in Federico, ricco vomerese snob, e Salvatore, popolare e diretto, due anime distanti di una Napoli che irride i suoi stessi stereotipi, cercando la sua anima nera e quella migliore. Con Azz ha conquistato due dischi di platino nel 1995, ha partecipato al Festivalbar e l’hanno dopo è salito sul palco del Festival di Sanremo. ‘Sulla porta’, un pezzo col quale ha cercato di raccontare il rapporto tra una madre e un figlio omosessuale e che fu anche parzialmente censurato. Si piazzò 13esimo. Un brano potente, in netto anticipo sui tempi, come spesso è accaduto a Federico Salvatore, nella sua coraggiosa carriera, che squarciò un velo di ipocrisia.

Un amico di ‘Cronache’

Il centro storico di Napoli è stata la casa delle sue origini, cresciuto nel mito di Totò, imparando a suonare la chitarra da autodidatta. Ha incantato con la sua originalità. Mai banale, non sempre compreso e amato dalle cosiddette elite. E nemmeno se ne faceva un cruccio. Federico Salvatore, oltre il talento e la carriera, era un uomo di grande cultura, ben oltre la musica. E’ stato un amico di ‘Cronache’, che tante volte lo ha ospitato per indimenticabili interviste, utili per raccontare Napoli, senza paura di denunciarne i limiti e persino le nefandezze. Senza vittimismo. Non una carta sporca, non una cartolina. Una città che deve ritrovare il coraggio di guardarsi allo specchio con sincerità. Lo stesso coraggio di Federico Salvatore. La città ieri ha detto il suo ‘Azz’ più triste.
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