Banche: accordo con risparmiatori, vince linea Tria e a maggio ci saranno i primi rimborsi

In foto Giovanni Tria

ROMA – Le associazioni dei risparmiatori danno luce verde, con 2 voci dissidenti sulle 19 totali, alla proposta sui risarcimenti per le crisi bancarie. Con la mediazione diretta del premier Giuseppe Conte, che ha ascoltato le diverse voci arrivando poi alla sintesi, passa la “linea Tria”: non si rompe con l’Europa, si distinguono due classi di risparmiatori da risarcire, con modalità diverse. Il meccanismo verrà varato dal Consiglio dei ministri modificando la parte della legge di Bilancio dell’anno scorso.

Previsto un risarcimento su doppio binario

In un primo caso, per chi ha avuto fino a 35mila euro di reddito imponibile nel 2018 o un patrimonio mobiliare sino a 100mila euro, ci saranno i rimborsi diretti, forfettari. Questi, nel limite massimo di 100mila euro, saranno del 30% per gli azionisti e del 95% per gli obbligazionisti.

Nel secondo caso, per chi ha redditi o patrimoni più elevati, si avrà un “arbitrato semplificato”, che prevede una “tipizzazione delle violazioni massive”. In altre parole, se verrà appurato che il caso di truffa rientra in una violazione già contemplata dal Governo con un canale privilegiato per rivedere il denaro.

Questo doppio binario, messo a punto dal ministero dell’Economia di Giovanni Tria permetterà di evitare rilievi da parte della Commissione europea. Non a caso, lo stesso Conte durante l’incontro con i risparmiatori ha letto una lettera della commissaria europea Margrethe Vestager, e si è detto sicuro che con la sua soluzione non ci sarà il rischio di un’infrazione Ue.

Un altro problema riguarda i funzionari del ministero dell’Economia che, se firmatari di pratiche di rimborso irregolari, potrebbero essere citati dalla Corte dei Conti, per danno erariale.

Il criterio del reddito serve per definire un “valore sociale” al risarcimento 

Si presuppone che persone a basso reddito abbiano investito risparmi o liquidazioni fidandosi delle banche e dei funzionari conosciuti, ritrovandosi adesso in grandi difficoltà. Nel caso di risparmiatori a reddito più alto, invece, si presuppone che abbiano investito in un’attività di (legittima) speculazione economica, e che la truffa vada quindi dimostrata.

Secondo Conte, con l’erogazione diretta verrebbero risarciti il 90% dei risparmiatori truffati, che potrebbero fare le prime richieste di rimborso già a maggio. Il restante 10%, sostiene il premier, non dovrebbero affrontare un arbitrato, bensì una “modalità di erogazione molto rapida, con una missione meramente tecnica, che garantirebbe comunque indennizzi”.

Due gruppi si sono opposti alla proposta governativa

Il coordinamento ‘Don Enrico Torta’ e l’associazione ‘Noi che credevamo nella Banca popolare di Vicenza’. Il presidente di quest’ultima, Luigi Ugone, sottolinea che nell’incontro non ha avuto modo di leggere il testo della norma. “Non mi prendo la responsabilità di dire sì a una cosa che non ho letto”, spiega.
(AWE/LaPresse)

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