Bce, Goldman Sachs: “Prevale la dipendenza dai dati”

La Bce "ha sottolineato la sua dipendenza dai dati e ha segnalato che si aspetta di accelerare la sua tempistica di uscita sulle proiezioni riviste dello staff del 2022 che comportano un limitato freno alla crescita dalla guerra in Ucraina, ma un'inflazione nominale sostanzialmente più alta".

MILANO – La Bce “ha sottolineato la sua dipendenza dai dati e ha segnalato che si aspetta di accelerare la sua tempistica di uscita sulle proiezioni riviste dello staff del 2022 che comportano un limitato freno alla crescita dalla guerra in Ucraina, ma un’inflazione nominale sostanzialmente più alta. Gli acquisti netti di APP saranno ora in media di 30 miliardi di euro nel 2° trimestre (contro i 40 miliardi di euro precedenti) e dovrebbero terminare nel 3° trimestre, con un primo aumento dei tassi ‘qualche tempo dopo’. La presidente Lagarde ha anche segnalato poca urgenza incrementale per fermare i rischi di frammentazione, chiamando invece la politica fiscale europea ad attutire gli shock esterni con un cenno al vertice UE in corso a Versailles”. È il commento di Soeren Radde e Sven Jari Stehn di Goldman Sachs sul meeting della Bce.

“Dato il nostro sostanziale downgrade della crescita del 2022, prevediamo ulteriori revisioni al ribasso delle prospettive di crescita della BCE e quindi ci aspettiamo che la tempistica di uscita venga ritardata di un trimestre. Ora ci aspettiamo che gli acquisti di APP vengano eseguiti a 20 miliardi di euro fino a settembre, prima dell’aumento a dicembre. Vediamo il prossimo aumento dei tassi a marzo 2023 – riportando il tasso di deposito a zero – seguito da aumenti ogni sei mesi fino a raggiungere un tasso finale dell’1,25%”, proseguono Radde e Stehn.

“Ma l’incertezza sulle prospettive economiche implica una sostanziale incertezza sul calendario di uscita. Nel nostro scenario al rialzo con un colpo di crescita minore, cercheremmo che APP finisca all’inizio del terzo trimestre, seguito da rialzi a settembre e dicembre. Nel nostro scenario al ribasso – che comporta un colpo alla crescita significativamente più grande – cercheremmo un ritardo sostanziale all’uscita con il QE in corso fino al primo trimestre del 2023 e il primo rialzo nel terzo trimestre del 2023”, aggiungono da Goldman Sachs.

LaPresse

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