Beversluis: “Mi sono fermato a parlare coi ragazzi nigeriani a bordo”

"Erano felici di vedere così vicina la loro meta. Quanto successo è in violazione al diritto internazionale ed una macchia sull'Europa moderna", ha dichiarato il Medico senza frontiere

Foto Andrea Di Grazia / LaPresse

MILANO (LaPresse)“Alcune notti fa, mi sono fermato a parlare con alcuni ragazzi nigeriani a bordo. Puntavano il dito e lo sguardo a un bagliore all’orizzonte. Curiosi di sapere se stessimo raggiungendo l’Europa e sul motivo della nostra sosta così prolungata. Gli ho mostrato sul mio telefono la nostra posizione sulla mappa, eravamo bloccati tra la Sicilia e Malta. Puntando lo sguardo a nord dalla prua potevamo vedere le tenui luci dell’Italia. Guardavano su e di nuovo giù, tra il telefono e la costa vicina. Avevano capito che la loro destinazione era finalmente in vista. Sorridevano a trentadue denti. Purtroppo, quel sorriso è durato poco. Giusto il tempo di ricordarsi di essere alla deriva in un limbo politico, schiacciati tra i paesi europei. Le loro speranze sarebbero rimaste solamente un debole bagliore all’orizzonte”.

Comincia così il racconto di un dottore di Medici senza frontiere (Msf), David Beversluis, che si trovava a bordo dell’ultima missione dell’Aquarius

La sua testimonianza è stata diffusa dall’organizzazione. “Questa settimana ho conosciuto 630 persone soccorse in mare. Hanno rischiato le loro vite per raggiungere quell’orizzonte, con l’unico obiettivo di avere l’opportunità di una vita migliore. Le azioni del governo italiano li hanno trasformati in moneta di scambio per giochi politici. La decisione italiana di impedire loro l’accesso a un porto sicuro è in completa contraddizione con il diritto internazionale. E, ancora più importante, lo stallo politico diminuisce il valore di queste persone salvate vulnerabili come esseri umani. È un disonore e una macchia sull’Europa moderna”, dice Beversluis.

“Come medico sull’Aquarius, ho – ovviamente – accettato volentieri la responsabilità per la salute e il benessere di queste persone soccorse dal mare. Ho un dovere verso i miei pazienti di trattare i loro problemi di salute, e qui sull’Aquarius ne abbiamo in abbondanza. Fortunatamente, lavoro con una squadra dedicata per assicurare le migliori cure possibili in condizioni molto difficili”.

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