Brexit, i dissidenti Tory ostacolano Johnson. Il premier costretto a chiedere una proroga all’Ue

La partita a scacchi interna tra i rappresentanti dei Tory rischia di rallentare ancora i piani della Brexit proprio nel momento in cui l'accordo tra Johnson e Bruxelles per l'uscita dall'Ue sembrava cosa fatta

(Photo by Tolga AKMEN / AFP)

LONDRA – La partita a scacchi tra i rappresentanti dei Tory rischia di rallentare ancora i piani della Brexit proprio nel momento in cui l’accordo tra Johnson e Bruxelles per l’uscita dall’Ue sembrava cosa fatta. Il premier, in una lettera non firmata si è trovato costretto a chiedere una proroga. Parlamento e Governo hanno deciso di far muro e il capo del governo si rifiuta di perdere ulteriore tempo. La situazione da quasi decisa torna quindi in alto mare.

Sir Oliver Letwin, dopo la sua espulsione dal gruppo, dovuta alla rottura con Johnson, è riuscito a mettere in difficoltà tutti con un ultimo emendamento teso a rallentare la Brexit. Letwin in realtà è sicuro di voler appoggiare l’accordo di Johnson solo che non vuole farlo in tempi brevi.

Il piano

Letwin ha promosso l’iniziativa di altri dissidenti del partito dei Tory, come Philip Hammond, che insieme all’opposizione hanno creato l’attuale situazione di stallo. L’emendamento nasce con l’intento di portare oltre il termine del 31 Ottobre l’ufficialità dell’accordo a causa dei tanti cavilli legali: il provvedimento è stato votato dal parlamento con 322 voti favorevoli contro il 306 contrari. A Johnson non è andato a genio il comportamento timoroso dei colleghi e ha risposto a muso duro dichiarando che il “deal” tornerà in aula lunedì.

La specificazione

Michael Gove ha infatti confermato che il Regno Unito uscità dell’Ue il 31 Ottobre rispondendo che questa “è la politica che si è stabilita” e che l’Inghilterra “ha tutti i mezzi e le capacità per farlo”. La situazione quindi è abbastanza chiara nonostante Johnson abbia chiesto l’estensione dei termini del divorzio.

Umberto Caiazzo

 

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