Brucellosi, tre anni per sconfiggerla

Brucellosi, tre anni per sconfiggerla
Brucellosi, tre anni per sconfiggerla

CASERTA Il problema della brucellosi non è scientifico o veterinario, ma di governo, e se si scioglierà questo nodo, la malattia scomparirà definitivamente in 3 anni. Lo ha detto ieri Vincenzo Caporale, presidente della commissione per gli standard biologici dell’Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie), nel corso del tavolo riunito in Senato e incentrato sull’emergenza del settore. A Palazzo Madama si sono ritrovati (di persona o videocollegati), fra gli altri, il sottosegretario alla Salute Maurizio Gemmato, i parlamentari Susanna Camusso (Pd), Marco Cerreto, Gimmi Cangiano, Luca De Carlo, Giovanna Petrenga e Sergio Rastrelli (tutti di Fdi), Gianpiero Zinzi (Lega), Francesco Mari (Alleanza Verdi e Sinistra), i rappresentanti di settore Adriano Noviello e Pasquale D’Agostino (Altragricoltura), Gianni  Fabbris (Coordinamento unitario degli allevatori), Gianpiero Martone (Siaab), Tammaro Della Corte (Cgil) e Ferdinando Palumbo (Ugl), il vicepresidente del Consorzio della mozzarella di bufala dop Ettore Bellelli. Inoltre, l’avvocato degli allevatori Antonio Sasso, il capo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura Giacomo Aiello, il capo dipartimento delle Politiche europee e sviluppo rurale dello stesso ministero Giuseppe Blasi

Diversi anche gli esponenti  scientifici: per l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Portici Ester De Carlo, per quello di Teramo il direttore sanitario Giacomo Migliorati, per quello della Lombardia e dell’Emilia Romagna Piero Frazzi

Cerreto ha notato che la questione è nazionale: la legge 292 del 2002 sancisce la tutela del patrimonio nazionale bufalino. “Il governo siete voi – ha detto da parte sua la Camusso – e spetta a voi risolvere il problema: fate presto”.

L’avvocato Sasso ha esposto la  giurisprudenza amministrativa nel campo della lotta alla brucellosi. Gli allevatori hanno ribadito la richiesta di proclamare lo stato di emergenza e commissariare il settore (e non soltanto il piano regionale antibrucellosi, come avviene oggi). Il commissario dovrà poi applicare il contenuto dell’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Senato. I punti principali di questo documento sono attuazione rigorosa delle norme europee sulla distinzione tra caso sospetto e caso certo; individuazione dell’allevatore quale primo operatore per la sicurezza alimentare aziendale che può vantare il diritto al ricorso di veterinari aziendali e di laboratori riconosciuti in Italia e in Europa; riconoscimento del suo diritto a poter esibire diagnosi di parte in caso di sospetta infezione rilevata dagli accertamenti dell’Asl; approvazione dei piani provinciali per l’eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina da parte dei ministeri dell’Agricoltura e della Salute che prevedano la possibilità per gli allevatori del ricorso ad adeguate campagne vaccinali anche sui capi adulti come avviene in tutto il mondo; istituzione di meccanismi rigorosi per la tracciabilità del latte di bufala.

Il coordinamento unitario: ci si confronti subito con tutte le parti in causa

Il Coordinamento unitario in difesa del patrimonio bufalino ha chiarito in questi giorni che per risolvere i problemi delle zoonosi serve il contributo di tutti i diversi soggetti portatori di interessi. Propone quindi l’apertura di un confronto per condividere le soluzioni non solo delle rappresentanze degli allevatori ma, anche, di quelle degli artigiani trasformatori, degli industriali del latte e della carne, dei sindacati dei lavoratori, dei sindaci (che sono l’autorità sanitaria prima sul territorio), dei ricercatori, dei distributori e dei cittadini/consumatori; un confronto, dunque, che rafforzi la capacità di reazione di tutta la comunità per affrontare e risolvere un problema di cui sono chiarissimi tutti gli aspetti tecnici e per cui, semmai, serve mettere a punto procedure e metodi di iniziativa efficaci e finalmente capaci di risolvere un problema che si trascina da troppo tempo.

“La visione della Regione Campania che ritiene di avere assolto ai suoi doveri perché avrebbe il consenso delle 4 associazioni di categoria che siedono nel Tavolo Verde (Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri) è vecchia, inadeguata, perdente e incapace di coinvolgere una società molto più complessa di come viene letta dalle stanze chiuse di una burocrazia ormai anacronistica” ha detto il portavoce Gianni Fabbris, aggiungendo che “bisogna andare oltre, trovare altre strade visto che quelle della chiusura hanno fallito e allargare il coinvolgimento e la partecipazione se vogliamo davvero risolvere i problemi di una pandemia”.

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