Calcio, Gravina tra riforma e green pass: Valutiamo obbligo vaccino per calciatori

"E' tempo di cambiare". A tre settimane dal trionfo all'Europeo, il calcio italiano getta lo sguardo verso il futuro e prova a fare un cambio di passo importante, a partire dalla riforma dei campionati volto alla sostenibilità e alla stabilità del sistema attraverso un intervento su promozioni e retrocessioni.

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA – “E’ tempo di cambiare”. A tre settimane dal trionfo all’Europeo, il calcio italiano getta lo sguardo verso il futuro e prova a fare un cambio di passo importante, a partire dalla riforma dei campionati volto alla sostenibilità e alla stabilità del sistema attraverso un intervento su promozioni e retrocessioni. Il presidente della Figc, come più volte annunciato, ha illustrato in Consiglio federale la bozza della sua proposta che dovrebbe essere messa in pratica a partire dal campionato 2024/25. “Abbiamo affrontato il tema ad ampio raggio per arrivare a una vera rivoluzione, al di là del cambio dei format, per dare prospettive a lungo termine al nostro mondo”, ha esordito il numero uno del calcio italiano spiegando che tre livelli di professionismo non sono più sostenibili. “Per questo ho proposto una fusione tra B e C, che diventerà C Elite, così come ci sarà una D Elite per creare un ammortizzatore per la categoria”, ha spiegato Gravina. L’obiettivo non è puntare ad un campionato di A ridotto a 18 squadre. E, registrata anche la posizione delle varie società di A, lo stesso Gravina lo spiega nel dettaglio: “Il tema 20 o 18 non mi affascina e non è lì che sta la riforma, lascerò decidere gli imprenditori del calcio italiano. Di certo vogliamo ridurre il numero delle retrocessioni e il divario di risorse tra le diverse categorie”.

Per ripartire, rilanciare il settore e provare a ridurre le perdite bisogna però puntare fin da subito a riportare il pubblico negli stadi E nel corso del Consiglio che ha discusso anche di ripescaggi e retrocessioni, Gravina ha dettato la linea: “Il green pass deve considerare tutti: non solo i tifosi, anche i calciatori, professionisti e dilettanti. La Figc valuterà se adottare dei provvedimenti di obbligatorietà. Il nostro green pass è in linea con quanto prevede il governo italiano. Il protocollo della Figc, ad esempio, è più severo del Green Pass e la Federazione valuterà se adottare provvedimenti di obbligatorietà di vaccino per i tesserati. Credo sia giusto valutare il fatto che chi non ha il vaccino non possa svolgere una determinata attività”. Il Consiglio ha infatti approvato una norma che prevede l’obbligatorietà del green pass (vaccino, attestato di guarigione dal Covid -19 e tampone entro le 48 ore) per i tesserati che disputano le competizioni professionistiche e di Serie A femminile. Il team si lega a quello della riapertura degli stadi. E anche su questo punto Gravina ha spiegato come il calcio intende muoversi: “Riteniamo non soddisfacente il limite del 50% perché è inapplicabile visto che la distanza media tra un seggiolino e l’altro nei nostri stadi è di 75 cm anzichè 1 metro e mezzo. Abbiamo chiesto al governo di occupare i posti a scacchiera. Dispiace che al calcio italiano, che ha riflessi importanti sul Paese dal punto di vista economico e sociale, non venga riconosciuta la sua dignità dallo Stato, non tanto per i ristori, quanto per le difficoltà nel consentire la ripresa”.

Le idee dunque sono chiare. Lo saranno a breve anche quelle su ripescaggi e retrocessioni ma non subito. Dopo aver indicato il termine perentorio per definire gli organici dei campionati professionistici, il Consiglio federale ha deciso di aspettare alla luce delle bocciature e dei ricorsi al Tar del Lazio. Le cinque società bocciate (il Chievo in B, e Carpi, Casertana, Novara e Sambenedettese in C) faranno ricorso al tribunale amministrativo. Ma Gravina ricevuto la delega dal Consiglio federale, si muoverà ratificando le posizioni prese dal Collegio di garanzia solo dopo aver ricevuto le motivazioni delle sentenze del Collegio stesso che dovrebbero arrivare intorno al 2 agosto. Questo senza comunque aspettare il ricorso al Tar. “Ci sembrava giusto ed opportuno aspettare quella data per la concessione delle licenze nazionali. Noi vogliamo capire le motivazioni e fare riflessioni più approfondite”, ha concluso.

di Luca Masotto

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