Camerun, donne e bambini massacrati in un villaggio a minoranza di lingua inglese

Guerra (Photo by ASHRAF SHAZLY / AFP)

Donne e bambini massacrati in un villaggio in Camerun. A comunicarlo il capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari per le due province devastate da tre anni di combattimento, James Nunan.

La strage

La strage è avvenuta in un villaggio del nord-ovest della provincia popolata dalla minoranza di lingua inglese. A perdere la vita sotto i colpi di uomini armato 22 persone per lo più bambini di cui 9 con meno di 5 anni, molte donne, una anche incinta.

La storia

Uno scontro nato da un problema linguistico, in seguito alle rivendicazioni della minoranza di lingua inglese che vive nelle regioni occidentali di un paese dove l’80% della popolazione parla francese. A contendersi le forze ribelli con l’obiettivo di creare uno stato indipendente, l’Ambazonia, e l’esercito governativo. Nell’ottobre del 2016 i manifestanti chiedevano “il rispetto dei diritti delle minoranze, la tutela dell’insegnamento dell’inglese e lamentavano le scarse opportunità di ricoprire posizioni pubbliche a causa delle barriere linguistiche”.

La risposta del governo

Ma la risposta del governo era coercitiva con l’uso di lacrimogeni e arresti e sei morti. Nel 2017 la situazione peggiorava con la dichiarazione unilaterale di indipendenza dell’Ambazonia zona che comprendeva le due regioni anglofone. I secessionisti dichiaravano anche l’inizio della guerra contro il governo di Yaoundé, la capitale del Camerun e sede del governo. A capo della sommossa una frangia violenta composta, secondo Crisis Group“da sette milizie armate con 2mila e 4mila combattenti tra membri della comunità anglofona, mercenari nigeriani, ex combattenti ai criminali sfuggiti alle condanne e persino ufficiali in pensione”.

Dati Onu

Un conflitto che mano mano si è esteso anche in alcuni villaggi di lingua francese con l’emergenza umanitaria sempre maggiore: “Più di mezzo milione di persone – dicono i dati Onu risalenti al giugno dello scorso anno – hanno lasciato le regioni del Nordovest e del Sudovest; 35mila rifugiati, soprattutto donne e bambini, sono scappati nella vicina Nigeria. Oltre 600.000 bambini hanno perso le opportunità di andare a scuola, mentre il sistema sanitario è stato danneggiato al punto che il 40% delle strutture della regione è oramai inutilizzabile”.

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