Carceri, Serracchiani: “Scatole che si vogliono tener chiuse”

"Sovraffollamento, mancanza di spazi, carenza di organico nella polizia penitenziaria e nel personale di sostegno come educatori e psicologi, sono mali che affliggono il sistema carcerario italiano e Trieste non è immune, nonostante il lavoro incredibile di tessitura sociale in cui tutti qui s'impegnano".

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Debora Serracchiani

TRIESTE – “Sovraffollamento, mancanza di spazi, carenza di organico nella polizia penitenziaria e nel personale di sostegno come educatori e psicologi, sono mali che affliggono il sistema carcerario italiano e Trieste non è immune, nonostante il lavoro incredibile di tessitura sociale in cui tutti qui s’impegnano. Purtroppo ancora oggi il carcere è una scatola che si vuole tenere chiusa per evitare di guardare cosa c’è dentro”. Lo ha detto la presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, oggi al termine della visita alla casa circondariale di Trieste ‘E. Mari’, in occasione della consegna dei diplomi e delle certificazioni linguistiche conseguite dagli studenti detenuti che hanno frequentato e concluso positivamente i percorsi d’istruzione offerti dal Cpia (Centro provinciale istruzione adulti). “Ho aperto immediatamente una linea di dialogo con il ministro Bianchi – ha riferito la parlamentare – sul tema del riconoscimento della specificità dell’istruzione carceraria, da trattare di concerto con la ministra Cartabia. I percorsi scolastici e la formazione, anche quella linguistica per gli stranieri, hanno funzione di prevenzione e di integrazione successiva alla detenzione, e per questo – ha sottolineato – serve personale dedicato”. Serracchiani, che ha incontrato il direttore dell’istituto Graziano Pujia, ha trattato anche temi relativi alla riforma della giustizia, alle problematiche connesse alla tossicodipendenza, ai soggetti di difficile trattamento in carcere e all’attuazione delle Rems. “Il carcere non può essere la risposta a tanti tipi di disagio bensì – ha concluso – l’extrema ratio”.

LaPresse

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