I gestori dei bar: “Fateci lavorare”

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i gestori dei bar: "Fateci lavorare"

CASERTA “Dobbiamo tornare a lavorare, per davvero stavolta, altrimenti chiuderemo: ormai non facciamo più nessun guadagno e rimaniamo aperti soltanto per pagare tasse e debiti”: è un vero e proprio allarme quello che arriva dagli esercenti di bar e caffetterie del capoluogo dove, dopo due anni di restrizioni per la pandemia, la pazienza è esaurita ed il morale è a terra.

Queste le parole di Gennaro della Caffetteria Flamenco. “Come sarà questa ‘fine’? – è il dubbio dell’esercente – Potremo tornare a lavorare o in poco tempo tornerà tutto come prima? Noi vogliamo lavorare: se non incassiamo non possiamo nemmeno pagare i debiti che abbiamo fatto fino ad ora per andare avanti”.

la notizia sulla presunta ‘fine dell’emergenza Covid-19’ viene presa con le molle. I dubbi gettano ombre sulle speranze di poter tornare alla normalità di una volta.

“Speriamo che questa fase finisca in fretta – sono invece le parole di Gaetano di Le Cafè Du Monde – Ma che sia una fine reale, una conclusione definitiva. Non vogliamo che poi ricominci, come è stato fino ad adesso,. Tra restrizioni, lockdown e altro è gà tanto se siamo riusciti ad andare avanti fino ad ora. Le nostre speranze sono sempre le stesse. Temiamo,però, che sii tratti soltanto di una ‘pausa’ e che dopo saremo costretti a interrompere di nuovo tutto”.

La fiducia che gli esercenti ripongono nell’annunciata ‘fine’ dell’emergenza, considerato che sta appena calando la quarta ondata di contagi da Covid-19, non è molta. Perché si tratta di una situazione che, per l’appunto, hanno già vissuto tre volte. “Dobbiamo poter lavorare – è l’opinione di Luigi del Luis Cafè – Non dico un assoluto ‘liberi tutti’ ma in sicurezza dobbiamo oter tornare a lavorare. Le nostre speranze sono per tornare alla normalità. E’ l’unica cosa che bisogna fare. Basta restrizioni e basta zone. Bisogna farlo: perché le tasse non hanno zone e gli stipendi e le spese non hanno restrizioni”. Ed è proprio questo il punto dolente che evidenziano gli esercenti: le spese vive sostenute fino ad oggi. “Abbiamo dovuto pagare tasse ed affitti, così come gli stipendi, durante un periodo disastroso – sono le parole di Alessandro di Alexander’s Bar – Sono ormai due anni che andiamo avanti a stento. Quando non ci hanno direttamente chiuso abbiamo potuto lavorare soltanto a singhiozzo. Abbaiamo accumulato perdite su perdite e gli aiuti e i presunti bonus non hanno coperto neppure metà delle spese che abbiamo dovuto sostenere. Se a settembre saremo costretti nuovamente a chiudere saranno in molti a non poter riaprire”

Il caffè del capoluogo è amaro. Non per chi lo prende ma per i baristi che lo servono. 

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