Caserta, indagati 15 allevatori dopo le proteste

Gianni Fabbris e il blocco stradale della Domiziana del 2 maggio 2022

CASERTA (Sergio Olmo) – Rischiano fino a dodici anni di galera i 16 allevatori bufalini casertani raggiunti ieri da altrettanti avvisi di garanzia spiccati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Pm Nicola Camerlingo, perché “nel corso di una protesta occorsa presso lo svincolo di Cancello Arnone al Km 23,00 della Strada Statale SS 7 quater Domitiana, protesta priva di autorizzazione ex TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, ndr), avvalendosi di n. 40 trattori a loro in uso ostacolavano la circolazione stradale”. Il tutto il 1 giugno scorso.

La normativa

La legge è chiara e l’articolo 1 del Decreto legislativo n. 66 del 1948 recita laconicamente: “Chiunque, al fine di impedire ed ostacolare la libera circolazione, depone o abbandona congegni o altri oggetti di qualsiasi specie in una strada ferrata ed ordinaria o comunque ostruisce ed ingombra, allo stesso fine, la strada stessa, è punito con la reclusione da uno a sei anni. (…). La pena è raddoppiata se il fatto è commesso da più persone, anche non riunite, ovvero se è commesso usando violenza o minaccia alle persone o violenza sulle cose”.
Quindici allevatori, dunque, ed un sindacalista, Gianni Fabbris (in alto), portavoce del Coordinamento Unitario per la Difesa del Patrimonio Bufalino, da anni in protesta contro le politiche regionali di eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina che nel Casertano hanno prodotto, in dieci anni, l’abbattimento per sospetta infezione di circa 100 mila capi risultati poi sani alle indagini post mortem. Una mattanza, ricordiamo, che anziché debellare l’infezione ha eradicato circa 300 aziende zootecniche del territorio mietendo migliaia e migliaia di disoccupati.

Pioggia di avvisi di garanzia

Una pioggia di avvisi di garanzia, dunque, evidentemente legata alle forti polemiche di quei giorni determinate dall’invito rivolto dal consigliere regionale Giovanni Zannini al sindaco di Mondragone Francesco Lavanga di recarsi in Procura per denunciare “i delinquenti che hanno praticato il blocco della Domitiana”. Un concetto ribadito anche in un servizio del Tg regionale che con l’inviato Geo Nocchetti si soffermava, rimarcando a più riprese, con estrema forza, che quella protesta era illegale, era un reato anche di una certa gravità.
“Ho denunciato l’accaduto chi di dovere. Staremo a vedere. Per ora mi fermo qua”, aggiunse quindi Zannini, rinviando a presunte intimidazioni ricevute dagli allevatori in protesta.

Lo scenario

Un desiderata evidentemente andato a buon fine, anche se non certo per quelle che l’esponente deluchiano definì intimidazioni, ma anche un vero e proprio regalo agli allevatori ed in particolare a Gianni Fabbris che, al di là del doveroso lavoro della magistratura, passerà anche questa volta, come in alcune delle sue battaglie sindacali, come un martire. Da un lato una denuncia a suo carico per le proteste e per aver creato disagio alla circolazione stradale (ma come pure abbiamo raccontato passavano comunque, gli automobilisti che avevano urgenza), e dall’altro le sue denunce e quelle degli allevatori: due denunce penali, due diffide ed una denuncia alla Corte dei Conti.

Il contesto

Col “capobanda”, che in passato, in situazioni analoghe e ben più critiche ha sempre portato a casa il risultato, inanellando intanto assoluzioni o archiviazioni, sono finiti sulla graticola del martirio politico-sindacale altri 15 allevatori tra quelli che in questi anni di battaglia contro le politiche degli abbattimenti indiscriminati. si erano maggiormente esposti, almeno mediaticamente. Poco importa, lamentano, se a finire sotto il fuoco di fila delle le denunce quelle che ieri avrebbero fatto scattare gli “avvisi”, ci sono lavoratori disperati che non hanno esitato a denunciare il malaffare e le pesanti speculazioni ai danni delle loro aziende e più in generale del patrimonio bufalino casertano, anche genetico, esponendosi senza pensarci due volte, peraltro da luoghi simbolo, contro la camorra che in queste vicende trova sempre il modo per lucrare ponendosi al fianco di chi specula.
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