Caso Scieri, la procura militare indaga anche il terzo ex commilitone

Sulle cause del decesso, e soprattutto sui tempi, la procura ordinaria pisana è in attesa della consulenza della professoressa Cristina Cattaneo

PISA – Per la morte di Emanuele Scieri, il 26enne parà siracusano trovato senza vita alla base della torre di asciugatura dei paracadute nel primo pomeriggio del 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, la procura militare ha notificato un’avviso di garanzia anche al terzo suo ex commilitone. Che risultava già indagato dalla procura di Pisa. La notizia è riportata dal quotidiano Il Tirreno. Il nome di Andrea Antico, 40 anni, militare di carriera, consigliere comunale e residente nella provincia di Rimini, si aggiunge a quelli di Alessandro Panella, coetaneo di Cerveteri, e di Luigi Zabara, 41 anni, di Frosinone. La procura militare ha indagato i tre ex commilitoni per il reato di violenze a inferiore mediante omicidio in concorso.

Caso Scieri, l’ipotesi

L’ipotesi del pm romano Isacco Giustiniani è che Scieri la sera del 13 agosto, lo stesso giorno in cui arrivò alla caserma Gamerra da Scandicci (Firenze), sarebbe stato punito perchè trovato al telefono cellulare. Picchiato e costretto a salire sulla torre dall’esterno arrampicandosi solo con le mani. Poi la caduta da almeno sei metri.

Cause e tempi del decesso

Sulle cause del decesso, e soprattutto sui tempi, la procura ordinaria pisana è in attesa della consulenza della professoressa Cristina Cattaneo. Che dovrebbe essere consegnata entro la fine di gennaio. Per i consulenti delle difese degli indagati, Emanuele Scieri morì quasi subito per la rottura dell’osso del collo. Secondo l’accusa, al contrario, la recluta sarebbe rimasta in vita un tempo utile per essere soccorsa se i tre caporali non l’avessero abbandonata al suo destino mettendo anche un tavolo sopra il corpo. Di qui la contestazione di omicidio volontario in concorso.

(LaPresse)

1 commento

  1. Come si fa ad archiviare come suicidio un caso dove il corpo è nascosto sotto un tavolo dopo una caduta?
    Avete mai visto una persona che si butta da oltre sei metri e poi si nasconde pure sotto un tavolo (rovesciato) in attesa che la morta sopraggiunga?
    Chiunque affermi una cosa simile e pure in carta bollata è complice di un omicidio e per di più oltraggia la nostra nazione ritenendola composta da ignoranti.
    Per poi difendere chi?
    Tre bulli che vestono una divisa “prestigiosa”?
    E ammazzano i propri compagni per “gioco”?
    Ma se li mandi in combattimento che affidabilità possono avere?
    Questi “paracadutisti”,questi “Giudici”,questi “Carabinieri” (che all’epoca hanno condotto l’indagine),meglio mandarli a pascolare le pecore:
    oltre a rubare lo stipendio a noi italiani,fanno pure danni e ci prendono in giro.
    Che vadano a mangiare a casa dei bulli che hanno coperto.

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