Caso Stellantis, Elkann investe in Ungheria e a Pomigliano inizia la lotta

NAPOLI – La tensione è alle stelle al Vico di Pomigliano, dove i dipendenti Stellantis si preparano a una battaglia imminente contro le decisioni della famiglia Elkann di dismettere le aziende italiane a favore di una strategia di espansione all’estero. La notizia dell’ennesimo investimento fuori dai confini nazionali, questa volta in Ungheria, ha scatenato la mobilitazione del personale, che si organizza per difendere il proprio futuro e il destino dello stabilimento.
Le Segreterie e le Rappresentanze Sindacali Aziendali (RSA) di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Aqcfr del GB. Vico Stellantis di Pomigliano hanno convocato un Consiglio di Fabbrica unitario per domani. Durante questo incontro cruciale, si delineeranno le strategie e le azioni necessarie per mettere al centro dell’attenzione il futuro dello stabilimento.
Al centro delle richieste sindacali c’è la necessità di un piano industriale che porti nuovi modelli in grado di garantire la piena occupazione. Senza tale prospettiva, il futuro dell’impianto è a rischio. I lavoratori chiedono un impegno concreto per salvaguardare i posti di lavoro e assicurare la sostenibilità a lungo termine della struttura produttiva.
La dichiarazione delle Segreterie Provinciali e delle RSA, supportate da Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Aqcfr, sottolinea l’unità e la determinazione dei lavoratori nel difendere i propri diritti. Inoltre, è stato esplicitamente dichiarato da numerosi lavoratori all’interno dello stabilimento che la mobilitazione non deve essere strumentalizzata da nessun partito politico, specialmente in vista delle elezioni europee. “Il nostro interlocutore è solo il governo, qui non accetteremo passerelle”, affermano le tute blu. La notizia che ha alimentatato ulteriormente le preoccupazioni dei lavoratori è questa: Stellantis ha annunciato un investimento significativo, 45 miliardi di fiorini (oltre 116 milioni di euro), per la produzione di motori elettrici a Szentghotthard, in Ungheria occidentale. Questo spostamento di risorse e investimenti in Ungheria pone seri interrogativi sul futuro degli stabilimenti italiani. Il Ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha confermato che Stellantis trasferirà un “elemento chiave” della sua strategia sulla mobilità elettrica in Ungheria, assicurando un futuro allo stabilimento Opel a Szentghotthard. Tuttavia, i lavoratori italiani chiedono chiarezza e garanzie per il futuro, sottolineando che la lotta per la tutela dei propri posti di lavoro è ora più che mai cruciale. Significative le parole del ministro Adolfo Urso sull’atteggiamento, ormai noto, dell’azienda di casa Agnelli: “Stellantis non è in crisi, ha progetti di sviluppo significativi, ma in Italia manda periodicamente e sempre più in cassa integrazione i suoi dipendenti. Con loro sin dall’inizio di legislatura siamo stati chiari e trasparenti”, ha dichiarato il titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy. “La produzione in Italia è scesa negli ultimi anni in maniera drastica. Per invertire la rotta – ha spiegato – abbiamo presentato un piano di incentivi al consumo che avrà quest’anno quasi un miliardo di euro di risorse”. “Per il momento vogliamo creare tutte le condizioni perché Stellantis mantenga ciò che ha detto nel primo incontro con il sottoscritto: raggiungere un milione di veicoli prodotti in Italia. Se questo non emergerà dal prossimo anno le risorse del fondo automotive saranno destinate, anch’esse, non più a incentivare il consumo ma a chi vuole realizzare nel nostro Paese una nuova casa automobilistica o una attività produttiva nel settore”, ha concluso Urso. Sullo sfondo, il silenzio prima e le parole rilasciate ieri da Maurizio Landini sulla questione: una toppa che è peggio del buco, atteso che il leader della Cgil, riferimento per tanti lavoratori, non ha saputo, o forse voluto, farsi portavoce dei loro interessi e non di quelli dell’azienda.

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