Napoletano, un premio per aver distrutto il giornale di Confindustria: cattedra alla Luiss

Foto Lapresse - Omar Abd el Naser show In the picture: Roberto napoletano

ROMA – Nell’Università di Confindustria va ad insegnare chi ha rovinato il giornale di Confindustria. Dalle parti di viale dell’Astronomia o sono masochisti o si stanno candidando alla santità con martirio annesso se è vero come è vero che da quest’anno Roberto Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore, avrà una cattedra alla Luiss. La prestigiosa università capitolina, dunque, formatrice della migliore classe dirigente italiana, accoglie senza battere ciglio colui che viene ritenuto il primo responsabile della crisi del quotidiano economico.

Indagato dalla procura di Milano

“Non male per un uomo indagato dalla Procura di Milano per false comunicazioni sociali (assieme agli ex vertici dell’ azienda Donatella Treu e Benito Benedini) e accusato di aver gonfiato i dati di vendita delle copie digitali (così come una parte significativa di quelle cartacee) del Sole 24 Ore – scrive Gianluca Baldini per “La Verità” – Dettagli non certo trascurabili che hanno contribuito a nascondere la crisi finanziaria (perdita per 92 milioni nel 2016) in cui versava il quotidiano di Confindustria”.

Sarà docente di giornalismo economico

Napoletano terrà alla Luiss un corso intitolato “Le grandi crisi dell’ economia contemporanea”. Perché in effetti ne capisce molto, avendone provocata direttamente una. Le lezioni sono rivolte agli studenti di Impresa e management, Economia e finanza, Giurisprudenza e Scienze politiche. In quest’ultima facoltà insegnerà pure “Giornalismo politico-economico”.

“Certo, forse qualcuno degli studenti che ha speso fino a 11.300 euro l’anno potrebbe obiettare che non sia il massimo farsi insegnare giornalismo da un direttore che il 5 ottobre 2016 è stato sfiduciato dal 74,4% della redazione (hanno votato in 201 su un totale di 225) di viale Monterosa (battendo anche il 70% ottenuto dal predecessore Gianni Riotta) e che nei sei esercizi (2012-2017) seguiti alla sua nomina (fine 2011) ha contribuito a far totalizzare al gruppo Sole 24 Ore oltre 250 milioni di perdite”, sottolinea nel suo articolo Baldini, ma sono quisquilie. La storia di Napoletano ci ha abituato a ben altri paradossi.

Chi è Napoletano, pupillo di Antonio D’Amato

“Il direttorissimo dallo stipendio faraonico” lo definiva Monica Setta, volto storico della Rai, che con lui ha condiviso gli inizi della carriera quando entrambi facevano i cronisti sindacali. Figlio di genitori avellinesi, Napoletano nasce 62 anni fa a La Spezia dove trascorre i primi 15 anni di vita. Poi si trasferisce a Nola e inizia a scrivere a 17 anni su Napoli oggi. Viene assunto al Mattino nel 1984, 10 anni dopo passa a La Voce di Montanelli, poi all’Informazione e al Corriere della sera. “Più volte tenta senza riuscirci, il grande salto che gli capita solo quando al vertice di Confindustria arriva uno degli uomini più generosi di questo pianeta, l’ex presidente napoletano Antonio D’Amato – continua Setta – Roberto deve tutto a D’Amato ed alla moglie Marilù Faraone Mennella“.

La stagione d’oro con Caltagirone

“Con i D’Amato all’Eur, comincia ufficialmente la stagione d’oro di Napoletano che nel 2005 diventa condirettore del Messaggero. Dal 1° febbraio 2006 è direttore del quotidiano romano di Francesco Gaetano Caltagirone, la sua è la direzione più lunga dell’era dell’ingegnere e forse la più brillante. Dal 23 marzo 2011 è direttore de Il Sole 24 Ore in sostituzione di Gianni Riotta. Al Colle ha un solido estimatore, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che risulta essere uno dei musthave decisivi per la sua carriera al Sole 24 ore”.

Ascesa e declino insieme a Renzi

Secondo l’antica amica Napoletano aveva “la certezza matematica di essere ormai parte integrante di un salotto di “poteri forti”. Dove il sistema di alleanze avrebbe retto a qualsiasi onda d’urto”. Molto amico dell’attuale presidente di Confindustria, il renziano Vincenzo Boccia. “Filo governativo per sua stessa indole, a Napoletano, finché Matteo Renzi era vincente, non è successo nulla.

Boccia è vicino anche a Vincenzo De Luca, governatore della Campania, asse portante del renzismo Pd nel Sud. Aveva schierato la sua associazione a favore del referendum costituzionale”. Come sia andata lo sappiamo. “Saltato Renzi, è saltato tutto”, scrive la Setta. Ma il purgatorio è durato poco più di un anno. Ripescato da chi l’aveva silurato, Napoletano è caduto in piedi. Come sempre accade ai potenti.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome