C’è chi sfida la crisi e apre un ristorante nonostante il Covid

L’imprenditrice Rosalba Taglialatela che scommette sul futuro: “Ma il governo non ci supporta”

Rosalba Taglialatela

AVERSA – Con le prime riaperture concesse dal governo, i ristoratori cercano di riprendersi dal durissimo colpo inferto alle loro attività dall’emergenza Covid. E fanno i conti con le difficoltà di accesso al credito e con i ritardi delle integrazioni salariali. Ma c’è chi ha deciso di passare al contrattacco sfidando la crisi. E’ il caso di Rosalba Taglialatela, che sta per aprire il ristorante “Boccadoro” in via De Chiara, ad Aversa. Una scelta coraggiosa, in un Paese in preda al caos normativo e politico, in cui mancano ancora protocolli chiari per chi è costretto a lavorare a contatto con il pubblico, con tutti i rischi che ne conseguono.

Cosa la spinge a inaugurare un nuovo locale in un momento difficile come questo, mentre altri chiudono?

L’intenzione c’era da tempo, ma la realizzazione era stata rinviata. Ho deciso di andare avanti comunque, dopo un anno e mezzo di attesa. E’ importante avere dei progetti. Questo ha dato a me e alle persone che lavorano con me una prospettiva per il futuro. Vogliamo lasciarci alle spalle questo periodo difficile in maniera costruttiva, creativa. Nel primo periodo siamo stati presi dallo sgomento, come tutti. Poi abbiamo deciso di reagire. Abbiamo studiato il mercato, consapevoli del fatto che probabilmente i bisogni dei nostri futuri clienti sono cambiati. Bisogna adeguarsi ai cambiamenti che la pandemia ha imposto a tutta la società.

Quali difficoltà state affrontando, con la confusione normativa su riaperture e chiusure e sui protocolli?

Abbiamo avuto momenti difficili. Facevamo la spesa, preparavamo la cucina e la squadra, pronti ad aprire. Poi, il giorno prima, venivamo a sapere che non si poteva. Per chi lavora con prodotti deperibili è un dramma. Spesso siamo andati alla Caritas a devolvere i prodotti che avevamo appena acquistato e abbiamo pagato i dipendenti anche se non avevano lavorato. Ogni tanto si autorizzavano le riaperture, ma non ci davano nemmeno il tempo di prepararci. E stiamo parlando di ristoranti, luoghi sicuri, dove si censiscono gli avventori e le loro condizioni di salute. Nel periodo dell’asporto ci capitava di passare dalle piazze per le consegne e vedevamo assembramenti ovunque, mentre noi facevamo sacrifici. Invitavamo le forze dell’ordine a fermare quello scempio. Il comparto della ristorazione è diviso tra le varie modalità di somministrazione: alcune aziende nascono già per fare asporto, mentre noi ci siamo trovati, con sale grandi e personale numeroso, a dover fare solo asporto per mesi, con costi fissi altissimi. Chi aveva comprato prima della pandemia attrezzature che erano all’avanguardia, dopo un anno e mezzo – e speriamo che sia finita – si ritrova oggi a dover fronteggiare concorrenti con macchinari più nuovi. Così il governo impone di fatto la concorrenza sleale.

Ecco, le istituzioni: cosa dovrebbero fare per facilitarvi la vita?

Sicuramente dovrebbero prestare maggiormente ascolto, separando i vari settori, la ristorazione da quello turistico e da quello dei trasporti. Dal governo di Draghi, uno che le aziende le ha vissute, ci saremmo aspettati maggiore attenzione alle conseguenze dei decreti. A livello locale, invece, tutte le misure di sostegno sono state attivate abbastanza velocemente. Abbiamo fatto domanda, come altri ristoratori, per lo sconto sulla Tari e ci hanno detto di stare tranquilli perché i soldi sono arrivati. Quanto all’occupazione di suolo pubblico, il consiglio comunale ha dato il via libera alle proroghe, per sveltire i tempi.

Anche prima del Covid, fare impresa in Italia era difficile. Voi avete scelto di farlo adesso, perdipiù in una città del Sud.

Sì, ma parliamo di Aversa, una città con una grande storia e quindi polo di attrazione turistica. Ci sono due facoltà universitarie, la Curia vescovile, il tribunale di Napoli Nord. La clientela è diversificata, ma si tratta soprattutto di universitari, che a tavola vogliono vivere un’esperienza e frequentano la città anche di sera. Inoltre è crocevia di diversi interessi professionali, fra avvocati, magistrati e personale dell’ospedale.

Molti suoi colleghi stanno chiudendo. Su cosa pensa si debba puntare per farcela in queste condizioni?

Innanzitutto sull’esperienza. Io sono nella ristorazione da dieci anni, anche se prima mi occupavo di gestione aziendale. Poi è importante la territorialità, con il recupero della tradizione e l’utilizzo di materie prime locali. Per quanto riguarda il nostro ristorante, mi riferisco soprattutto al pesce. Il nostro stesso nome celebra uno dei pesci simbolo del pescato sostenibile, l’ombrina “bocca d’oro”. Ma penso che sia importante anche rispondere alle nuove richieste dei clienti. La nostra è cucina italiana, ma con molte contaminazioni di cucina nipponica, peruviana e spagnola. E ancora, vanno valorizzate le professionalità. Noi puntiamo su Benedetto Esposito, chef partenopeo con anni di cucina tradizionale alle spalle e la consulenza capitanata dallo chef Angelo Fabozzo. Infine, bisogna tenere conto della sempre maggiore sensibilità sui temi ambientali. Noi siamo nell’Alleanza Slow Food della condotta Agro Aversana. Per questo motivo la sostenibilità delle materie prime e del ciclo naturale e stagionale saranno molto curati.

Alfonso Golia

Il sindaco rilancia: “L’occupazione di suolo pubblico gratis a giugno”

Molti esercenti chiedono all’amministrazione comunale un po’ di respiro sulle tasse. Non solo su quella dei rifiuti, ma anche su quella di occupazione del suolo pubblico.

“Ne siamo consapevoli – spiega il sindaco Alfonso Golia – e dopo gli sconti sulla Tari abbiamo deciso di concedere l’esenzione dalla tassa di occupazione del suolo pubblico ai commercianti che ne faranno richiesta. Basta compilare il modulo e inviarlo al Comune. Per l’estate stiamo lavorando a un cartellone di eventi musicali. Domani (venerdì, ndr) ne parlerò al ministro Dario Franceschini”.

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