Centro rimpatri a Castelvolturno, il sottosegretario Molteni a Cronache: “Niente paura, ci saranno più agenti”

L'intervista: gli uffici del Viminale al lavoro per valutare il progetto. E si apre la partita dei ristori

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 20-09-2023 Roma (Italia) - Politica - RAI - trasmissione Porta a Porta Nella foto: il sottosegretario all’interno Nicola Molteni ospite della trasmissione condotta da Bruno Vespa September 20, 2023 Rome (Italy) - Politics- RAI - Porta a Porta broadcast In the photo: Undersecretary of interior Nicola Molteni guest of the program conducted by Bruno Vespa
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“Indispensabili e necessari per la sicurezza e la legalità”: è ciò che pensa Nicola Molteni, sottosegretario di Stato all’Interno in quota Lega, dei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr). “Vogliamo espellere dal territorio nazionale i soggetti pericolosi. E per farlo – ha chiarito l’esponente del Carroccio – il governo guidato da Giorgia Meloni, giustamente, ha ritenuto necessario implementare la presenza di queste strutture”. E l’esecutivo nazionale, nell’ottica di aumentare il numero degli impianti, ora vuole che ogni regione ne abbia almeno uno. Per la Campania, ormai da diverse settimane, negli uffici del Viminale è sul tavolo l’ipotesi Castelvolturno-Villa Literno. Probabilmente il Cpr dovrebbe essere realizzato in un’area periferica, al confine tra i due Comuni, nella zona del depuratore dei Regi Lagni, ben sorvegliabile e con ottimi collegamenti alle infrastrutture stradali (proprio come indicano i principali criteri dati dai tecnici per scegliere i siti più appropriati dove piazzarli). A breve ci saranno dei tavoli chiamati a definire la vicenda campana e parallelamente alla partita sulla localizzazione dei Cpr si giocherà quella dei ristori: si punterà a garantire ai territori che accoglieranno tali strutture dei benefici.

In Italia, al momento, sono presenti già dieci Cpr. “Ma solo nove – ha chiarito Molteni – sono attivi”. Dove si trovano? A Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Palazzo San Gervasio, Trapani, Gorizia, Macomer e Milano. Quello a Torino, invece, è stato chiuso a seguito del danneggiamento registrato alla struttura che lo ospitava.
Per le amministrazioni comunali, la notizia di dover accogliere altri centri probabilmente non farà fare loro salti di gioia. Ma per Molteni sarebbe un atteggiamento errato.

Per quale motivo?

Perché rappresentano una grande opportunità. Chi si oppone alla loro realizzazione, si oppone al tentativo di rendere la nazione più sicura. Senza questi centri, non riusciremmo ad allontanare dall’Italia i soggetti pericolosi, gli irregolari che hanno condanne, anche non definitive, che possono mettere a rischio l’ordine pubblico.

I nove centri per il rimpatrio attualmente attivi complessivamente hanno una capienza teorica di 1300 posti.

E oggi siamo a 4.300 espulsioni. Un dato incoraggiante, cresciuto del 20 percento rispetto a quello dell’anno precedente. Per incrementare ulteriormente la cifra, il governo ritiene di dover allestire altre strutture.

Al di là della finalità dei Cpr, qualche sindaco sarà terrorizzato dal doversi confrontare con una struttura che raccoglie, appunto, persone ritenute ‘pericolose’, in attesa di essere espulse e che possono restare lì anche per un anno.

La permanenza di questi soggetti, voglio chiarirlo, viene disposta dall’autorità giudiziaria. Il questore la propone e c’è un giudice che dice sì o no.

Per quanto riguarda le preoccupazioni dei sindaci?

Chi è preoccupato sbaglia ad esserlo. Dove sorgerà un Cpr inevitabilmente ci sarà anche un rafforzamento, proprio su quel territorio, della presenza di forze di polizia. E l’area sarà controllata anche con il contributo dell’esercito. I centri di permanenza per i rimpatri renderanno queste zone meno sicure, anzi. Saranno ‘luoghi di sicurezza’. Qualche ora fa la Camera ha approvato il decreto migranti che ha dato proprio una stretta sulle espulsioni degli irregolari. E la formazione dei Cpr va nella stessa direzione. Senza, non potremmo concretizzare quanto stabilito dal Parlamento.

Sono iniziate a circolare varie possibilità sui siti che dovrebbero ospitare i centri. L’iter per allestirli e renderli attivi a che punto è?

Individuate le possibili aree dove collocarli, il ministro dell’Interno, dopo aver sentito i governatori delle regioni, passerà ad una valutazione di natura tecnica dei singoli progetti. E’ uno step importante, che servirà a verificare se ci siano o meno le condizioni per procedere. Conclusa questa fase, si passa all’azione operativa.

E per il loro allestimento entrerà in azione il Genio militare.

Esatto. Il Governo già nella legge di bilancio dell’anno scorso aveva investito importanti risorse e continua ancora oggi ad impegnarsi per rendere la nazione più sicura. I Cpr contribuiranno al raggiungimento di questo obiettivo, contribuiranno alla sicurezza e alla legalità. E voglio ribadire un concetto: i territori dove saranno posizionati avranno importanti benefici in termini di presenza di forze dell’ordine. Arriveranno più agenti.

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