Clan Zagaria, condannato l’imprenditore Pino Fontana

Sentenza anche per l'ex parlamentare della provincia di Napoli

Caserta - 7 dicembre 2011- arrestato il super latitante Michele Zagaria boss del casalesi.

CASAPESENNA – La mafia del clan Zagaria e gli appalti ‘sull’idrico’ in Regione: sono i principali ingredienti dell’inchiesta Medea. Nel 2015 gli arresti, nel 2018 la sentenza di primo grado e ieri pomeriggio il verdetto d’Appello.

La Corte partenopea ha condannato Giuseppe ‘Pino’ Fontana a 10 anni di reclusione. L’imprenditore di Casapesenna, assistito dai legali Alfonso Stile e Mauro Iodice, è accusato di associazione mafiosa. Sei anni, invece, a Tommaso Barbato: già senatore dell’Udeur, il 66enne di Marigliano, difeso dall’avvocato Francesco Picca, risponde di concorso esterno al clan dei Casalesi. Quattro anni e due mesi la pena stabilita per Alessandro Cervizzi, 57enne di Caserta, militare dell’Arma, difeso dall’avvocato Vittorio Giaquinto: la Procura gli contesta i reati di corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Due anni (pena sospesa), infine, per Carmine Lauritano: il 55enne di Marcianise, rappresentato dal legale Pasquale Acconcia è imputato per intestazione fittizia di beni. Pene leggermente più basse quelle decise in Appello rispetto ai verdetti del tribunale di Napoli Nord: Fontana aveva incassato 14 anni e 6 mesi, Barbato 7 anni e Cervizzi 4 anni e mezzo. Le motivazione della Corte partenopea saranno rese note entro i prossimi 90 giorni. Una volta depositate, gli avvocati valuteranno la possibilità di presentare ricorso in Cassazione.

Giuseppe Fontana e Tommaso Barbato

L’inchiesta, che ha portato i 4 processo, nel luglio quattro anni fa determinò l’arresto cautelare di 13 persone. Tra le persone finite in manette c’era anche Pio Del Gaudio, all’epoca sindaco di Caserta: la Dda gli contestava le ipotesi di corruzione e finanziamento illecito ai partiti in campagna elettorale con l’aggravante di aver agevolato il clan dei Casalesi. Ma il gip Egle Pilla, nel gennaio del 2017, lo scagionò: per lui venne messo nero su bianco il proscioglimento dalle accuse. “E’ finito un incubo”, commentò il politico.

Medea è anche l’inchiesta che ha tirato in ballo il senatore Carlo Sarro. E anche per lui il giudice Pilla pose fine all’iter giudiziario: decretò l’archiviazione della presunta turbativa d’asta ipotizza dalla Dda in relazione all’affidamento dei servizi di manutenzione della rete idrica nell’agro nocerino-sarnese. Il lavoro dell’Antimafia, invece, ha retto nei palazzi di giustizia (almeno fino in Appello) sul fronte ‘imprenditoriale’: Medea è stata tesa a disarticolare una delle gang di uomini d’affari vicini al boss Michele Zagaria.

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