Clan Zagaria e affare latte, la Parmalat a processo

La Dda: la società di Collecchio responsabile dei suoi funzionari che hanno aiutato i Capaldo. A giudizio anche Castellano, l’amministratore dell’Euromilk: risponde di concorso esterno in associazione mafiosa

CASAPESENNA – I tentacoli del clan Zagaria sul business della distribuzione del latte in provincia di Caserta: è il tema dell’inchiesta che ha portato a processo la Parmalat, rappresentata dal manager Jean Marc Bernier, 53enne francese, Pasquale Russo, ex direttore vendite dell’area centrosud della società emiliana, e Giuseppe Castellano, amministratore giudiziario dell’Euromilk. Il dibattimento per i tre imputati prenderà il via a luglio. Ad assisterli gli avvocati Francesca Paola Rinaldi, Astolfo Di Amato, Giro Sepe e Giovanni Ponti.

Filippo Capaldo
Jean Marc Bernier


Al centro della vicenda processuale c’è l’attività imprenditoriale portata avanti dai fratelli Filippo e Nicola Capaldo, nipoti del capoclan Michele Zagaria. Per svariati anni si erano dedicati alla distribuzione del latte con l’Euromilk. Quando la ditta è stata definitivamente confiscata, per il loro legame con la mafia, i Capaldo, sfruttando la relazione che avevano con l’imprenditore stabiese Adolfo Greco, sarebbero entrati in contatto con alcuni funzionari della Parmalat (Lorenzo Vanore e Antonio Santoro) per fare in modo che le revocassero le concessioni della distribuzione. Il loro obiettivo era di farle girare ad una nuova ditta che avevano costituito, la cooperativa Santa Maria, poi trasformata in un società a responsabilità limitata, intestata a dei prestanome.
Russo, accusato di concorso esterno al clan, secondo gli investigatori, informato da Greco della necessità di far proseguirà il business nel settore del latte alla famiglia Capaldo, di cui avrebbe conosciuto la caratura criminale, organizzò incontri con i vertici della Parmalat per fermare il contratto con la Euromilk e avviarne un altro alla Santa Maria.

Michele Zagaria


Castellano, invece, pure lui a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe apportato il suo contributo al gruppo Zagaria consentendo ai Capaldo, almeno dal 2009 al 2013, di continuare di fatto ad amministrare l’Euromilk affidando a Nicola la gestione nel settore dell’approvvigionamento e della rivendita ai clienti. Dopo aver ceduto prodotti per oltre 700mila euro ad alcune società indicate dal nipote del boss, ometteva, dice l’Antimafia, di riscuotere i crediti consentendo alla famiglia mafiosa di riappropriarsi dei beni. Chiese anche al Tribunale, ha ricostruito l’accusa, di rimborsare Raffaele e Sebastiano Capaldo, ritenuti dagli inquirenti imprenditore mafiosi dei clan Zagaria, fideiussori della Euromilk, della somma di 169mila euro senza eccepire nulla, consentendo ai due di riappropriarsi della cifra. Altro episodio indicato dall’accusa: Castellano avrebbe comprato una Land Rover da 90mila euro per poi cederla a Nicola Capaldo. Infine all’Agenzia nazionale dei beni sequestrati Castellano, secondo gli inquirenti, depositò una perizia sull’Euromilk attribuendole un valore di molto superiore in modo da indurre la Parmalat a proseguire il rapporto commerciale con lei (fino a quando non venne messa in piedi la Santa Maria).
Al colosso di Collecchio, ora guidato da Bernier, viene contestata la responsabilità amministrativa in relazione alle condotte contestate a Russo e a Lorenzo Vanore e Antonio Santoro. Questi ultimi due e Greco, stanno affrontando già un processo di primo grado, sempre dinanzi al Tribunale di S. Maria C.V., per concorso esterno al clan. Con loro a giudizio anche i Capaldo per trasferimento fraudolento di beni.

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