Società e redditi della Capaldo family. La Dia setaccia i conti dei nipoti del boss Zagaria

Secondo gli investigatori Mario Francesco e Nicola dopo l’arresto del fratello si sono occupati della gestione economica del clan. Le figure dei due giovani analizzate nell’indagine Nereide che ha portato all'arresto della madre

Partendo dall'alto, in senso orario, Nicola, Francesco Mario e Filippo Capaldo, Carmine, Pasquale, Michele Zagaria, Raffaele Capaldo e Beatrice Zagaria

I conti dei Capaldo setacciati dalla Dia. Le finanze di Beatrice Zagaria, marito e figli sono state oggetto dell’indagine che ha portato al sequestro di due ville e un negozio riconducibili, per la Dda, ad Antonio, Pasquale e Carmine Zagaria, fratelli del capoclan Michele.

La sorella del boss

Beatrice, 63enne, sorella maggiore del boss di Casapesenna, è in carcere (cautelarmente) con l’accusa di camorra da giugno. Suo figlio Filippo, quello che secondo gli inquirenti sarebbe dovuto essere il delfino di Capastorta nel clan, è libero: scontata la pena, a novembre ha lasciato il carcere di Bancali.

Gli investigatori, delegati dal pm Maurizio Giordano, hanno analizzato la situazione patrimoniale dei Capaldo iniziando proprio dalla Zagaria.

La donna dal 2000 al 2014 ha percepito un reddito complessivo di 201mila 360 euro ricevuti dalla Bev.Al. di Otello Capaldo e dalla Euromilk Srl. La sorella del boss, titolare di un’abitazione in Corso Europa a Casapesenna, aveva anche una ditta individuale cancellata nel 2007.

Il cognato di Capastorta

Il marito Raffaele Capaldo, 69enne, invece, ha guadagnato 317mila 997euro dal 2000 al 2017, denaro prevalentemente incassato dalla Euromilk Srl. Al cognato di Capastorta era intestata anche una ditta individuale cancellata nel 2015. Il 69enne, inoltre, possiede il 50% della Euroservice Srl (in liquidazione) che si occupa del commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti alimentari.

I nipoti del capoclan

Il figlio Mario Francesco Capaldo 26enne, nel periodo compreso dal 2010 al 2017 ha percepito un reddito di 22mila 3375 euro garantito dalla ditta M.F.C. Servizi cancellata nel 2015. Il giovane era titolare anche di un’impresa individuale che ha cessato le attività nel marzo del 2018. Secondo gli investigatori dalle analisi delle cifre è emersa “una congruità rispetto alle spese”, ma gli accertamenti bancari avrebbero consentito agli inquirenti di attestare una liquidità mensile nelle disponibilità del nucleo familiare Capaldo-Zagaria pari a zero.

Per Nicola Capaldo, 38enne, reddito da 98mila 823 euro dal 2000 al 2017 ottenuto da Euromilk Srl, Di Giovanni Pasquale Srl, Royal Pollo srl e dall’omonima ditta ancora oggi attiva el settore di rappresentanza di prodotti ‘non alimentari’. Il 38enne aveva anche un’altra imprese individuale,. la Ser Cap, cancellata nell’ottobre del 2015, e quote im Euroservice Srl, Districap Srl (cancellata) ed Euromilk Srl (in liquidazione). Nel 2006, inoltre, ha comprato all’asta un terreno in via Scarlatti a Castelvolturno. La Dia, esaminando i dati, ritiene che ci sia una ‘manifesta sproporzione tra le entrate e le uscite’ relative al periodo 2000-2006. Dal 2002 al 2012, hanno aggiunto gli investigatori, non ha fatto parte del nucleo familiare guidato dal padre Raffaele perchè trasferitosi a Santa Maria Capua Vetere.

Le cognate di Zagaria

Dei Capaldo la Divisione investigativa antimafia si era occupata anche nell’inchiesta Nereide che nel 2017 ha coinvolto proprio Beatrice Zagaria (condannata in primo grado a 6 anni e 8 mesi per camorra) e le cognate Francesca Linetti, 46enne, moglie di Pasquale Zagaria, Patrizia Martino, 55enne, sposata con Antonio Zagaria, Paola Giuliano, 46enne, moglie di Aldo Nobis, e Tiziana Piccolo, 42enne, coniuge di Carmine Zagaria. Le tre sono state condannate a 3 anni di reclusione a testa per ricettazione. Le loro posizioni sono al vaglio della Corte d’Appello di Napoli. Negli atti di quell’indagine la Dia ha sostenuto che Mario Francesco e Nicola Capaldo (che ora vivono tra Casapesenna e la Spagna) avrebbero assunto all’indomani dell’arresto del fratello Filippo la gestione economica del clan, procacciando il denaro di provenienza illecita necessario ad alimentare la ‘cassa familiare’. E mentre la tesi è al vaglio della Dda, la presenza a Casapesenna di Filippo Capaldo è stata tra i motivi citati dalla Corte d’Appello nell’ordinanza cautelare per Nicola Del Villano.

Le parole della Corte d’Appello

Il ras di Capastorta, residente a Cancello Arnone, spiegano i giudici di secondo grado, avrebbe potuto “attivarsi per offrire il suo contributo al clan, considerato il ruolo di rilievo ricoperto dallo stesso all’interno del sodalizio, nonché tenuto conto della scarcerazione di uno dei capi dell’associazione camorristica di riferimento quale Filippo Capaldo”.

E in libertà nell’Agro Aversano, oltre al nipote-delfino del capoclan, c’è anche Carmine Zagaria, il fratello. Chi per la Dda ha ricoperto ruoli di vertice all’interno della cosca ha lasciato il carcere. La possibilità e il rischio che l’organizzazione criminale possa riprendere forza militare è sempre più reale.

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