Coldiretti assegna le Bandiere del gusto 2018: record di 5056 specialità regionali

Tante delizie in giro per il Belpaese

Foto LaPresse / Nicolò Campo

Milano (LaPresse) – Salgono al numero record di 5056 le ‘Bandiere del gusto’, assegnate da Coldiretti alle specialità censite dalle regioni che sono prodotte sul territorio nazionale secondo regole tradizionali per almeno 25 anni. Si tratta per il 2018, anno del cibo italiano nel mondo, di ben 1525 diversi tipi di pane, pasta e biscotti. 1428 verdure fresche e lavorate. 792 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere. 496 formaggi, 253 prodotti di gastronomia, 176 prodotti di origine animale. Ed anche 150 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei, Infine 149 bevande tra analcoliche, liquori e distillati, 47 grassi, 38 condimenti e due birre artigianali.

Sul podio è saldamente al primo posto la Campania, che ha mantenuto i suoi 515 prodotti tradizionali. E’ seguita dalla Toscana, salita a 461, e dal Lazio, stabile in terza posizione con 409. A seguire si posizionano l’Emilia-Romagna (388) e il Veneto (376), il Piemonte, con 337 specialità, e la Liguria, che può contare su 294 prodotti. A ruota tutte le altre regioni: la Puglia con 276, la Calabria con 268, la Lombardia con 248. Poi la Sicilia con 245, la Sardegna con 198, il Friuli-Venezia Giulia con 169, il Molise con 159, le Marche con 151, l’Abruzzo con 148. Infine la Basilicata con 114, la provincia autonoma di Trento con 105, l’Alto Adige con 90, l’Umbria con 69 e la Val d’Aosta con 36.

Novità nella panetteria valdostana

Tra i prodotti c’è una new entry della panetteria valdostana: il mecoulen, antichissimo pane dolce, un antenato del panettone, che le donne contadine preparavano in generose quantità così da poterlo mangiare non solo a Natale, ma anche oltre l’Epifania. E’ invece piemontese il fagiolo di Saluggia. E’ una varietà di legume di piccole dimensioni storicamente impiegato in alcuni piatti tradizionali vercellesi come la Panissa, un tipo di risotto simbolo della gastronomia di questa provincia. Viene dell’Abruzzo il pregiato pecorino di Farindola. Mentre è lucano il pomodoro secco ciettaicale di Tolve, che contribuisce al risparmio idrico richiedendo pochissima acqua per la sua coltivazione.

Dalla Calabria proviene il finocchietto selvatico. E’ impiegato non solo come condimento ma anche come base per fare un liquore particolarmente digestivo. La Campania presenta la sua colatura di alici di Cetara, nobile discendente del Garum. Veniva usato dagli antichi romani come condimento universale, oggi preparato con la stessa passione di un tempo, secondo i precetti dell’antica tradizione della Costiera Amalfitana. E restando nel campo dei condimenti c’è anche la saba dell’Emilia-Romagna. E’ uno sciroppo d’uva che si ottiene dal mosto appena pronto, di uva bianca o rossa.

Tante delizie in giro per il Belpaese

La rosa di Gorizia, ricorda la Coldiretti, non è un fiore ma una varietà di radicchio coltivato in Friuli-Venezia Giulia. E’ caratterizzato da un colore rosso intenso o da un rosso con sfumature che portano al rosa, a seconda del tipo di selezione effettuata, leggermente amarognolo al gusto e croccante al palato. E ancora: le pregiate olive taggiasche della Liguria, piccole ma saporite, il fagiolo del Purgatorio di Gradoli (Lazio). Senza dimenticare il vino di visciole delle Marche, la manna siciliana, biblica linfa estratta dalla corteccia di alcune specie di frassini. Ed il miele di barena che deriva dal nettare di una pianta (Limonium vulgare) caratteristica di alcuni territori lagunari del Veneto confinanti con l’acqua salmastra e soggetti alle maree.

Viene prodotta principalmente nelle valli della Valtellina, in Lombardia, la slinzega. E’ una variante della bresaola, chiamata anche carne secca, le cui origini sembrano risalire al 1400. Nasce da un errore l’antichissimo brigidino di Lamporecchio (Pistoia): suor Maria del convento toscano di Santa Brigida si adombrò parecchio quando, preparando le ostie come di consueto, le monache sfornarono un biscotto dalla sfoglia sottile ma dai bordi ‘volanti’.

La soddisfazione del presidente di Coldiretti Moncalvo

Rappresenta un vanto dell’Umbria la fagiolina del Trasimeno, un piccolo legume di forma allungata e di color crema, giunto dall’Africa grazie alla infaticabile attività commerciale della civiltà etrusca. Senza dimenticare ‘sa pompia, frutto endemico sardo simile al limone che cresce solo nella zona della Baronia, le ferratelle molisane, cialde dall’originale forma cotte con uno strumento in ferro rovente, e i cardoncelli pugliesi, una verdura selvatica dal gusto leggermente dolciastro.

E’ questo il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari – sottolinea il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -, si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che l’Italia può oggi offrire con orgoglio sul palcoscenico mondiale”.

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