Falso e corruzione, in manette comandante della polizia penitenziaria

Ai domiciliari anche due imprenditori residenti nella provincia bergamasca

BERGAMO – Le accuse sono importanti. Arrivate dopo un’attività di intelligence che ha permesso di individuare i responsabili di una vicenda assurda. Perché ad essere destinatari dei provvedimenti sono stati appartenenti alle forze dell’ordine. Tutti all’interno del carcere di Bergamo, tutti condotti necessariamente ai domiciliari. Capi d’accusa importanti come si diceva, numerosi.
Le gravi accuse
Si tratta infatti di turbativa d’asta, falso e corruzione prima di tutto. Senza dimenticare libertà degli incanti, peculato e falso ideologico. Fino ad arrivare alla truffa ai danni dello Stato. Tutti determinanti per una decisione che ha sconvolto il settore delle forze dell’ordine nonché il mondo dell’imprenditoria locale. Un giro molto ampio, un’organizzazione che secondo quanto emerso dalle indagini prevedeva ruoli e compiti ben precisi. Per questa ragione sono scattate le manette nei confronti di appartenenti all’amministrazione penitenziaria bergamasca così come ad alcuni imprenditori locali. Accuse importanti come detto a personaggi che hanno fino a poco tempo fa ricoperto ruoli piuttosto rilevanti. Un fulmine a ciel sereno, non per gli inquirenti però.
Le indagini e i provvedimenti
Perché l’attività è stata eseguita dai carabinieri della compagnia locale coadiuvati sia nel corso delle indagini che nell’ambito opertivo dai militari della guardia di finanza di Bergamo. Il tutto al termine di un lungo periodo in cui sono stati protagonisti gli investigatori. Il provvedimento in questione è arrivato per sei soggetti in totale. In primo luogo per l’ex direttore del carcere della città lombarda e accanto a quest’ultimo altre cinque persone destinatarie, tutte indagate, destinatarie della stessa ordinanza. Si tratta nello specifico del comandante degli agenti della polizia penitenziaria, nonché del dirigente sanitario del carcere e di un commissario, il quale al momento dell’arresto era operativo nella struttura di Monza, e di due imprenditori residenti a Urgnano, nella provincia bergamasca. I destinatari dell’ordinanza sono stati condotti tutti agli arresti domiciliari.

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