Corruzione in atti giudiziari, sentenza vicina per Berlusconi

Corruzione in atti giudiziari, sentenza vicina per Berlusconi
Corruzione in atti giudiziari, sentenza vicina per Berlusconi

NAPOLI  – è stata fissata al 21 settembre 2022 la prossima udienza del processo Ruby ter, che vede alla sbarra ancora una volta il patron della Arnoldo Mondadori Editore Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari.

Secondo la pubblica accusa, sostenuta dal Sostituto Procuratore della Procura di Milano Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio, il potente editore avrebbe corrotto le giovani e procaci partecipanti alle sue “cene eleganti” perché rendessero dichiarazioni a lui favorevoli nei processi Ruby 1 e Ruby 2. E perché non facessero rivelazioni alla stampa.

Per il Cavaliere, nel corso della requisitoria, i pubblici ministeri hanno chiesto che sia comminata la pena dei 6 anni di reclusione. Imputati nel procedimento, oltre alle “Olgettine” per falsa testimonianza, anche personaggi molto noti come la parlamentare di Forza Italia Maria Rosaria Rossi, originaria di Piedimonte Matese e ribattezzata dalla stampa come “badante” di Berlusconi, il giornalista Carlo Rossella, la famosa “Ruby Rubacuori”, al secolo Karima El Mahroug (nel tondo, foto LaPresse/Paolo Della Bella 2017)e la showgirl Francesca Cipriani.

Tra gli alti imputati Barbara Guerra, Miriam Loddo, Giovanna Rigato, Raissa Skorkina, Alessandra Sorcinelli, Silvia Trevaini, Iona Visan, Simonetta Losi, Ioana Amarghiolalei, Lisney Barizonte, Concetta De Vivo, Eleonora De Vivo, Elisa Toti, Iris Berardi, Barbara Faggioli, Aris Espinosa, Manuela Ferrera, Marianna Ferrera e Marysthell Polanco.

La VII sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Marco Tremolada, dovrà pronunciarsi sulle responsabilità dell’ex premier in merito a uno scenario che l’accusa ha definito “medievale”, “boccaccesco”. Un “sistema prostitutivo consolidato” nel quale “odalische” e “schiave sessuali a pagamento”, come le ha definite il pm Siciliano, ricevevano regali cospicui per tenere la bocca chiusa o per mentire. Secondo le difese degli imputati e di quelle del dominus di Mondadori, Fininvest e Mediaset, invece, si sarebbe trattato di semplici donazioni, mentre durante le cene nelle ville di Berlusconi non si sarebbe verificato nulla di penalmente rilevante, per cui le dichiarazioni delle testimoni sarebbero state aderenti a quanto realmente accaduto.

L’ira del pm: “Sono passati 8 anni”

Un intervento carico di amarezza, quello del Sostituto Procuratore presso la Procura di Milano Tiziana Siciliano, nel corso della requisitoria in cui ha chiesto la pena di 6 anni di reclusione per il dominus della Mondadori Silvio Berlusconi. “Credo – ha dichiarato – che la parola che stamattina è passata di più nelle menti di chiunque, giornalisti, personale di sorveglianza e avvocati, sia finalmente. Io non riesco a esprimere una reale soddisfazione. Certamente io e il collega ci sentiremo sgravati di un impegno faticoso, lavorativamente e psicologicamente. Ma se un processo può sensatamente arrivare a una pronuncia di primo grado dopo otto anni dalla sua iscrizione vuol dire che il sistema giudiziario che sottende questo processo ha fallito. Non usiamo facili espedienti come dare la colpa ai giudici. Questi magistrati hanno dimostrato in questo processo di essere sempre stati disponibili a superare qualunque problema di ordine pratico e giuridico per fare in fretta. A parte rarissime assenze, ben giustificate dall’epidemia in corso, per questioni di salute obbligatorie per legge, mai è stato posto da questi pubblici ministeri un ostacolo, una necessità di rinvio. Allora è il sistema che impone ripetizioni inutili e sospensioni altrettanto inutili, che in realtà soltanto apparentemente hanno una funzione difensiva. In verità finiscono con essere soltanto strumenti, inutilmente per la giustizia, utilmente forse per gli imputati, dilatori”.

Altra difficoltà nasce dal fatto che, poi, la realtà dei fatti è molto cambiata da quando il processo è stato istruito. E’ cambiato lo stesso imprenditore. E la memoria può giocare brutti scherzi a tutti. “Il tempo rende tutto estremamente difficile. Non soltanto per l’obiettiva difficoltà di ricostruzione di un fatto che il tempo inquina necessariamente. Soprattutto se questa ricostruzione deve essere affidata alla memoria, se non si ha la fortuna di avere supporti documentali”. Quanto al Cavaliere, “quello che una volta era il Presidente del Consiglio, la quarta carica dello Stato della quinta nazione industrializzata del mondo, un uomo di una ricchezza sterminata ma soprattutto di un potere sterminato, che si accompagnava a titolo di amicizia con Putin, quello che adesso sta ma mettendo in ginocchio il mondo, oggi è un anziano malato. Perché le certificazioni prodotte dai suoi stessi difensori ci riferiscono un quadro di patologie in parte legate all’età ma in parte di carattere assolutamente personale”.

Un uomo che “nella sua vita privata fa cose che ci sembrano strane. Le guardiamo con quella tenerezza, con quel po’ di compassione che rivolgiamo a una persona anziana che sembra inseguire la giovinezza, o forse semplicemente di allontanare la paura della morte”.

Dal ‘Lodo’ con De Benedetti al plagio di Saviano

Il matrimonio tra la Arnoldo Mondadori Editore e Silvio Berlusconi non è nato sotto una buona stella. Come è noto, dopo la morte del presidente della casa editrice Mario Formenton, avvenuta nel 1987, si aprì una vera e propria guerra per l’acquisizione della stessa tra la Fininvest del Cavaliere e la Cir di Carlo De Benedetti.

Uno scontro passato alla storia come la “guerra di Segrate”, soprattutto per i suoi strascichi giudiziari. In un primo momento il contenzioso fu sottoposto a un collegio arbitrale, che riconobbe le ragioni di De Benedetti. Berlusconi si rivolse alla Corte di Appello di Roma, che annullò il provvedimento degli arbitri consegnando di fatto la Mondadori alla Fininvest.

Nel 1995 partirono le indagini dalla Procura. Fu accertato il passaggio di denaro dalla Fininvest ai conti di uno dei giudici della Corte di Appello. Berlusconi, che anche in questo caso era accusato di corruzione in atti giudiziari, si vide prima derubricato il reato, poi venne prosciolto per prescrizione. Ad avere la peggio, con una condanna poi passata in giudicato, furono l’avvocato della Fininvest Cesare Previti, parlamentare di Forza Italia (che fu anche interdetto dai pubblici uffici per corruzione giudiziaria) e il giudice Vittorio Metta.

Insomma, la corruzione c’era stata, la acquisizione della Mondadori era avvenuta attraverso il compimento di un reato gravissimo ma la casa editrice restò nelle mani del leader di Forza Italia, la cui figlia Marina è ancora oggi al timone. All’esito del procedimento civile avviato successivamente, nel 2013 la Corte di Cassazione ha condannato la società del gruppo Berlusconi al pagamento di quasi 500 milioni di euro al gruppo De Benedetti per i danni subiti. Per la Cassazione i giudici di Appello avevano correttamente operato nel “ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dottor Berlusconi”. Ma la Corte di Appello, nella pronuncia di condanna di Previti, specificò anche che Berlusconi “aveva la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Inoltre si sottolineava il fatto che  il beneficiario  finale dei reati commessi era necessariamente il Cavaliere. Ultima grana in ordine cronologico per la Mondadori, la Sentenza definitiva della Corte di Cassazione, nel 2015, per il plagio degli articoli di Cronache nel romanzo “Gomorra”. Il caso tornerà davanti alla Corte di Appello di Napoli il 27 settembre. I giudici partenopei dovranno stabilire l’entità del risarcimento che Saviano e la Mondadori dovranno versare alla Libra Editrice, che edita Cronache, anche in considerazione degli “utili illecitamente perseguiti dal plagiario in violazione del diritto”. Utili che, considerati film, serie tv, adattamenti teatrali e gadget vari, potrebbero ammontare a decine, se non a centinaia di milioni di euro.

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