Covid, Brusaferro: “Via le mascherine all’aperto ma torneranno se i contagi risalgono”

L'opinione del presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Cts

Silvio Brusaferro (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

MILANO – Da domani cade l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto, se non vi sono assembramenti. “I sistemi di monitoraggio guardano incidenza, trasmissibilità e cioè l’Rt e circolazione delle varianti. I primi due soprattutto sono indicatori di come si muove l’epidemia. Il report di venerdì scorso ci ha detto che per ora la situazione permette di toglierle. Abbiamo solo 11 casi per 100mila abitanti in 7 giorni a livello nazionale”, sottolinea Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Cts, in un’intervista a Repubblica. “Il monitoraggio ci consente di capire come evolve la situazione e semmai intervenire, anche reintroducendo misure”, rimarca.

I casi in italia “decrescono in assoluto ma quelli sostenuti dalla variante Delta stanno salendo”, spiega Brusaferro. La variante è temibile per “la sua maggiore trasmissibilità, che ne facilita la diffusione soprattutto laddove ci sono fasce di popolazione non immunizzate; anche da noi sta provocando focolai. Per queste caratteristiche i modelli europei dicono che diventerà dominante durante l’estate”. “I dati inglesi mostrano che la vaccinazione con una dose protegge meno rispetto al ciclo completo” per la variante Delta, afferma il presidente dell’Iss, “sappiamo che la vaccinazione, anche con una dose, può già essere efficace nel ridurre le forme cliniche gravi. Ma solo il ciclo completo garantisce una maggior sicurezza”.

Il vaccinato che contrae l’infezione “noi dobbiamo assumere che possa trasmetterla. Quindi chi contrae l’infezione deve considerarsi come una persona che può contagiarne altre”. La seconda dose è più protettiva contro la variante “e raggiunge il livello migliore di protezione a una settimana dalla somministrazione”. In futuro potremo trovarci di fronte ad altre varianti, “è verosimile e dobbiamo essere preparati per censirle e per quelle più pericolose a controllarne la diffusione. Per questo si adottano più strumenti tra cui gli studi prevalenza periodici”.

(LaPresse)

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