Covid, diritti e doveri

A chi chiedeva quale fosse l’intima ragione del liberalismo, Giovanni Malagodi, grande politico italiano del secolo scorso, rispondeva lapidariamente: “E’ la capacità di potersi opporre all’assolutismo di qualunque potere costituito”. Ora, nello Stato che si ispira a questa “capacità”, la carta costituzionale, la prima di tutte le leggi (oltre che di quelle susseguenti, promulgate dal Capo dello Stato per volontà e voto dei due rami del Parlamento), deve prevedere il godimento dei diritti e delle libertà previste per ogni singolo individuo. All’opposto, se la norma adottata disattende questo vincolo imperativo che è proprio della “magna carta”, confligge con quella costituzionale ledendo irreparabilmente il buon diritto che ogni cittadino ha di poter esercitare. Mancando dalla discussione queste chiarificanti premesse, si crea confusione mischiando gli argomenti di pertinenza della scienza con quelli che sono propri dell’ambito giuridico.

E’, infatti, di stringente attualità, in questi giorni, la legge che stabilisce l’obbligatorietà dell’uso del “green pass” per poter usufruire di una serie di servizi pubblici vitali per la libertà degli individui. Una babele di voci e di iniziative si sovrappongono e si inseguono sulla questione dell’obbligatorietà o meno della vaccinazione anti Covid e sull’uso, appunto, del “certificato verde” di avvenuta vaccinazione, perché si possa usufruire liberamente di diritti inalienabili facenti capo al cittadino. Opinioni che si intersecano e si accavallano fino a rendere non intellegibile la natura e l’ambito nel quale si svolge la discussione tra due opposte correnti di pensiero. Se separiamo i due ambiti – scientifico e giuridico – le opinioni diventano più chiare, facendo emergere quali siano i diritti di fondo che le animano e che ciascuna delle parti in causa rivendica con fondatezza di legittimità.

Sul piano scientifico, il diritto che si invoca è quello di potersi premunire dal contagio del virus ed in tal modo poter esercitare concretamente il diritto alla salute. Coloro che si oppongono al “green pass”, dal canto loro, invocano il rispetto del medesimo diritto allorquando contestano i pericoli per la propria salute derivanti dall’uso dei vaccini in una fase epidemica, e la pericolosità della terapia genica a cui sottoporsi. In effetti accampano valide ragioni entrambi gli opposti schieramenti. Non si tratta quindi di contestare la validità della pratica vaccinale quanto di considerarne l’inutilità e la pericolosità in questo periodo. L’inutilità perché è noto che per i virus ad RNA, come il Covid Sars2, non ci sono vaccini di sorta: il virus muta velocemente per sua natura ed incentiva questa sua capacità in fase vaccinale per proteggersi, oserei dire immunizzarsi, dagli anticorpi stessi sviluppati con l’inoculazione del farmaco.

Contestano dunque la pericolosità di una terapia che è vaccinale solo per definizione o per assonanza alle reazioni che determina, simili a quelle dei vaccini tradizionali. In effetti, a ben vedere, si tratta di una vera e propria terapia genica con tutto il bagaglio di incertezze future, nel medio e lungo termine, che questa si porta dietro. La mancanza di una verità scientifica chiara e verificata in ordine agli effetti della terapia genica, è purtroppo nota sia per la novità della pratica che per la mancanza di uno studio completo, almeno secondo i canoni dettati dalla sperimentazione. Di converso aver immunizzato con tale terapia oltre quattro miliardi di persone nel mondo costituisce di per se stesso un valido presupposto sperimentale per poter affermare che la vaccinazione-terapia genica è un efficace metodo di tutela della salute. Non si tratterebbe di un abuso dello Stato ma di tener conto che oltre 120.000 persone sono morte di Covid in Italia. In effetti si scontrano due esigenze: quella soggettiva e quella generale, facenti capo allo stesso diritto. Quello alla salute. Sul piano giuridico avviene lo stesso.

Il diritto alla inviolabilità del proprio corpo (quindi senza che si imponga l’obbligo vaccinale né i suoi surrogati) si scontra con quello della tutela del diritto a proteggersi dal contagio. La vicenda è di per se stessa intricata e non dovrebbe prevedere anatemi e linciaggi morali per nessuno. Data per buona ed efficace, al momento, la terapia genica, ma senza certezze, non bisognerebbe comunque far soccombere la libertà individuale ed il diritto ad autodeterminarsi dei singoli cittadini, ancorché per favorire la più generale tutela della collettività dei cittadini medesimi. In uno Stato di diritto questa non dovrebbe essere materia di speculazione politica o peggio ancora di interessi finanziari. Occorrerebbe che la suprema Corte Costituzionale intervenisse a dirimere la questione. Insomma, quali diritti devono soccombere per dare vita ai doveri della cittadinanza. Si può fare senza strepiti e senza faziosità.

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