Covid, pressing per le riaperture: ma solo con un calo dei contagi

La speranza è che i contagi si saranno abbassati sotto una soglia accettabile, in modo da consentire un parziale ritorno alla normalità già dal 20 aprile, ma nulla è stato ancora deciso

Foto Ufficio Stampa Ministero Affari Regionali/LaPresse 29 marzo 2021 Roma

ROMA – Tregua finita. Superata la ‘zona neutra’ per le polemiche, nella due giorni di pausa per le festività pasquali, il tema delle riaperture torna prepotentemente al centro dibattito politico. Da un lato ci sono le Regioni che spingono per avere una data certa, sotto le pressioni di imprese e cittadini. Dall’altra c’è il governo che ancora le decisioni all’osservazione scrupolosa di ogni minima evoluzione della curva epidemiologica. Sia negativa, sia positiva. Ed è proprio legato a un calo dei contagi il discorso relativo all’allentamento delle misure predisposte per contenere la diffusione di Covid-19.

L’incontro tra governo e regioni

La risposta, però, non arriverà a stretto giro di posta. Giovedì prossimo si terrà un incontro tra governo e rappresentanti delle Regioni, dei Comuni (Anci) e dell’Unione delle Province italiane. Ma al centro ci sarà la discussione sui provvedimenti di interesse degli enti locali da inserire nel Recovery Plan. Alla riunione prenderanno parte anche il premier, Mario Draghi, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e la ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini: è probabile che oltre ai fondi europei del programma Next Generation Eu qualcuno provi a parlare anche di riaperture. Quantomeno per capire quale sia l’orientamento di Palazzo Chigi e dell’esecutivo in vista dell’appuntamento clou, in programma la prossima settimana, anche se non c’è ancora una data cerchiata in rosso sul calendario.

È probabile – fanno sapere fonti di governo – che si svolga una cabina di regia per valutare eventuali via libera alle attività produttive (e non solo), da attuare prima della fine di questo mese. La speranza è che i contagi si saranno abbassati sotto una soglia accettabile, in modo da consentire un parziale ritorno alla normalità già dal 20 aprile. Ma nulla è stato ancora deciso.

Pressing per riaprire

A spingere (da tempo) per questa soluzione è il leader del Carroccio, Matteo Salvini. “Riaprire attività e tornare alla vita fin da aprile, ovunque i dati medici lo permettano, è obiettivo della Lega e speranza di milioni di italiani”, ribadisce l’ex ministro dell’Interno. Che aggiunge: “Ascoltiamo la scienza, non l’ideologia che vede solo rosso”.

La replica arriva a stretto giro di posta da Federico Fornaro: “Dall’inizio della pandemia, il governo ha sempre ascoltato gli scienziati prima di assumere le decisioni su chiusure e riaperture”, ribatte il capogruppo di Leu alla Camera. Che punta dritto al segretario leghista. “Nessuna novità quindi, come non esiste una ideologia delle chiusure perché si è sempre riaperto quando le condizioni lo consentivano. Salvini la smetta di accusare gli altri di quello che lui sta facendo dall’inizio della pandemia. Pura ideologia aperturista alternata a fasi in cui prevalevano le restrizioni. L’Italia ha bisogno oggi più che mai di uno sforzo di coesione e responsabilità: l’esatto contrario dei tweet salviani che hanno francamente stufato gli italiani”.

Il tema chiusure

Il tema delle chiusure si porta dietro anche quello relativo alla crisi economica. La presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini, infatti, chiede di “pianificare subito il nuovo scostamento di bilancio e il decreto Sostegni 2, un’accelerazione necessaria perché 100 giorni dopo lo scostamento di dicembre le imprese aspettano ancora gli indennizzi”. L’esponente forzista vuole accelerare tempi che oggi definisce “biblici ma soprattutto inaccettabili”. Perché “solo con una immediata e possente iniezione di liquidità – di almeno 20 miliardi, ma ce ne vorrebbero 30 – si potrà evitare il collasso di intere categorie. Ma servono anche l’allungamento della moratoria e maggiori garanzie sui crediti, oltre a una vera pace fiscale”. Finita la Pasqua, dunque, almeno in politica si torna alla ‘normalità’.

(LaPresse/di Dario Borriello)

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