Napoli: crollo Incurabili, il dramma dei residenti sfrattati 2 volte

Dopo lo sgombero da Piazzetta della Consolazione sono stati ospitati in un albergo, ieri sono stati mandati via da quelle stanze: 21 famiglie col fiato sospeso

Nel riquadro Patrizia Luciano, una delle persone sgomberate

NAPOLI – Sfrattati due volte i residenti delle palazzine adiacenti all’ospedale Incurabili, nel centro storico partenopeo. Ieri una nuova brutta sorpresa per le 21 famiglie sgomberate, dopo quella dei crolli nel presidio sanitario. Sono stati tutti mandati via dall’albergo in cui alloggiavano da sabato scorso, il ‘Pellegrini’ di Sant’Anastasia. Costretti ad allontanarsi perché l’albergo aveva già prenotazioni, ed era impossibile continuare ad ospitare le famiglie.

Ventuno famiglie chiedono risposte

I residenti (ex) di piazzetta della Consolazione hanno preparato i bagagli per la seconda volta in pochi giorni per andare in un altro albergo, a Castello di Cisterna, ma non sanno ancora per quanto tempo e dove avranno un tetto sulla testa.
Sono stanchi, delusi e preoccupati. In totale 75 persone, 21 famiglie, e persone con disabilità: il più piccolo ha 6 mesi, il più anziano 90 anni. Sabato mattina i vigili del fuoco e la polizia sono intervenuti per effettuare l’immediato sgombero delle abitazioni a rischio crollo. Da allora le famiglie sono preda delle incertezze.

La denuncia: “Ci sentiamo abbandonati”

A parlare del dramma degli sgomberati è una di loro, Patrizia Luciano: “Ci sentiamo abbandonati – ha spiegato a ‘Cronache’ – Dal giorno dello sgombero non sappiamo cosa fare. Il crollo dell’Incurabili minaccia anche gli appartamenti in cui abbiamo sempre vissuto. Pare che a casa nostra non torneremo più, intanto non sappiamo quanto durerà questa situazione. Questa mattina (ieri ndr) siamo stati sfrattati per la seconda volta, e molto probabilmente dovremo ‘trasferirci’ ancora”.
Un dramma nel dramma. Hanno chiesto aiuto anche alle parrocchie vicine, ma pare che nessuno si sia offerto di ospitarli. Inoltre vivono come ‘nomadi’ in luoghi lontani dalla loro residenza. Per andare al lavoro, per incontrare i propri cari, devono effettuare delle vere e proprie trasferte. Intanto gli aiuti sono pochi e sempre più precari.

Sfrattati più volte

“Il supporto che abbiamo ricevuto è il pagamento degli alloggi e un pullmino che ci accompagna quando torniamo a casa per recuperare i nostri effetti personali. Possiamo salire pochi alla volta, con l’aiuto dei vigili, per recuperare le nostre cose. Ovviamente questi ‘viaggi’ sono molto disagevoli per noi. Siamo famiglie con anziani, in alcuni casi anche con gravi difficoltà deambulatorie”, continua Patrizia.
Gli sfollati chiedono soluzioni e risposte certe. Non ne possono più di tenere le loro vite in bilico, con le valigie sempre pronte per un nuovo trasferimento. Per loro il dolore è doppio. Alle difficoltà concrete degli spostamenti si aggiunge la sofferenza di aver dovuto dire addio alla propria casa. Al Comune e all’Asl chiedono risposte e sono arrabbiati per l’incontro di ieri sul recupero dei reperti storici custoditi nel presidio sanitario. “Pensano ai beni culturali e a noi chi pensa? Hanno addirittura deciso di costruire una pedana per garantire le visite e il passaggio dei turisti, che dovrebbero arrivare a frotte il primo maggio. Invece per il nostro futuro nessun incontro”, conclude Luciano. Stanotte dormiranno nell’albergo di Castello di Cisterna, non sanno quale tetto li riparerà dalle intemperie tra una settimana. L’appello è duro e forte. Sta alle istituzioni dar loro una risposta.


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