Nba, Curry trascina i Warriors alle Finals. Houston deve inchinarsi

I californiani soffrono per due quarti il gioco dei Rockets, poi rimontano e trionfano. Ora la sfida ai Cavaliers di LeBron James

I Golden State Warriors ora affronteranno gli Houston Rockets
EFE/ Mike Brown

HOUSTON (Giuseppe Palmieri) – Soffrono, sudano, vedono l’eliminazione vicina, ma poi vincono. I Golden State Warriors sono di nuovo alle Finals Nba. I californiani hanno vinto la decisiva gara-7 delle finali della Western Conference sul parquet degli Houston Rockets. Ventotto lunghissimi minuti di apnea, di sofferenze difensive, di difficoltà a trovare fluidità nel gioco. Poi i Guerrieri della Baia si sono ricordati del nome che portano sulle maglie, hanno combattuto con efficacia nella loro metà campo e hanno ritrovato la qualità offensiva. La rimonta è compiuta, ai texani restano i rimpianti, soprattutto per l’assenza per infortunio di Chris Paul negli ultimi due atti di una serie bellissima.

Illusione Rockets nei primi due quarti

Dopo una primissima parte di gara equilibrata, i Rockets hanno sfoderato una pallacanestro di altissimo livello per oltre metà partita. Difesa ermetica, pressione costante sui formidabili tiratori ospiti e pick and roll giocato alla grande. A supportare James Harden (32 punti), un ottimo Eric Gordon, oltre a Capela che per larghi tratti del match ha dominato sotto canestro. I Warriors si sono ritrovati alle porte dell’inferno all’intervallo lungo. Green spesso fuori tempo e senza ritmo, Curry con le polveri bagnate e il solo Durant a trovare il canestro con continuità. Il 54-43 dopo due quarti non faceva presagire nulla di buono per la squadra di Steve Kerr.

Riscossa Warriors. Curry stellare

Nella terza frazione, però, come spesso avviene, i Warriors hanno ritrovato ritmo ed energie. Dopo quattro minuti di equilibrio, i californiani hanno rotto gli argini. Green torna devastante, Curry si trasforma e comincia a colpire da tre punti da posizioni impossibili. Sue le ‘bombe’ che portano all’aggancio e al sorpasso. I Rockets pagano la panchina falcidiata dagli infortuni e non di qualità eccelsa (appena sei giocatori hanno segnato punti in gara-7) e non reggono l’urto. I texani non riescono praticamente più a segnare e nel terzo quarto portano a casa 15 miseri punti. A fine terzo quarto il tabellone segna 76-69. La partita è completamente ribaltata.

Finals ancora nella Baia

Coach Mike D’Antoni prova a scuotere i suoi, per raggiungere le agognate Finals, il pubblico spinge. Ma i campioni in carica hanno le chiavi del match in mano e non danno mai la sensazione di poter cedere il passo. Ogni tentativo, nell’ultimo quarto, di rientrare dei padroni di casa viene frustrato da una giocata di Curry, Thompson (19 punti) o Durant (34). I Warriors controllano abbastanza agevolmente e conquistano le Finals dove troveranno i Cleveland Cavaliers per la quarta volta consecutiva (per ora due anelli californiani e uno al team di LeBron James).

Ora il duello con l’assatanato LeBron

Due gli aspetti da segnare sul taccuino per coach Kerr. Il primo è il dato negativo di un supporting cast che non ha inciso più di tanto, lasciando i quattro All-Stars a sbrigarsela da soli (pesa l’assenza di Igoudala). Il secondo è uno Steph Curry tecnicamente ed emotivamente trascinatore della squadra, una volta di più. Ventisette punti, 10 assist, 9 rimbalzi raccontano di una partita giocata con ardore e grinta sui due lati del campo. Non solo triple e magie. I campioni, dopo aver rischiato l’eliminazione, ora vogliono difendere l’anello dall’assalto di un LeBron assatanato. Spettacolo assicurato.

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