Decapitato il clan Moccia, 52 arresti

AFRAGOLA –   Decapitato il clan Moccia di Afragola con l’operazione che ieri mattina ha portato i carabinieri del raggruppamento operativo speciale e il gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata della guardia di finanza ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare emessa il 9 aprile dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 59 indagati. In 36 sono stati spediti in carcere, altri sedici ristretti ai domiciliari. Per ulteririori 7 è stata disposta la misura del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa.  Associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione e favoreggiamento, i reati ipotizzati. Nelle 1.300 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Maria Luisa Miranda viene descritto come la cosca di Afragola, oltre a mostrare i muscoli, era in grado di mettere in campo strategie imprenditoriali per espandersi in tutti i settori economici. A dimostrazione di ciò gli interessi della cosca su alcuni appalti legati all’alta velocità di Afragola. Oltre agli arresti è stato emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni mobili, immobili e di quote societarie per un valore di circa 150 milioni di euro. L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi circa l’esistenza e l’operatività dell’organizzazione mafiosa, della quale sono ritenuti capi i fratelli Angelo, Luigi e Antonio Moccia e Filippo Iazzetta, genero di Luigi. Gli accertamenti relativi al coinvolgimento del clan Moccia in una delle più importanti opere infrastrutturali degli ultimi anni, costituita peraltro proprio nella roccaforte del clan, ovvero ad Afragola, hanno consentito di individuare numerose società a vario titolo risultate beneficiarie di contratti di appalto o subappalto riconducibili a soggetti legati a doppio filo alla famiglia Moccia. La stessa sarebbe a pieno titolo coinvolta in alcune Ati o comunque titolare di quote di partecipazione al capitale di singole Ati attraverso soggetti interposti, assumendo di fatto il ruolo di ‘investitore occulto’ nei singoli lotti di lavoro. Ai domiciliari sono finiti anche 2 funzionari di Rfi, che avrebbero ricevuto una somma totale di 29mila euro. I due indagati sono accusati di corruzione aggravata. Immediata ieri la replica dell’azienda. “Nei confronti di un soggetto coinvolto abbiamo già preso provvedimenti – si legge nella nota inviata alla stampa – l’altro, invece, non è più in organico”.

Sequestrati bene per oltre 150 milioni di euro

Oltre alle 59 misure cautelari, carabinieri e finanzieri hanno proceduto al sequestro di beni per 150 milioni di euro. Sigilli ad automobili di lusso come le Ferrari, imbarcazioni, immobili e quote societarie relative al clan Moccia di Afragola. Secondo gli inquirenti, per reinvestire gli imponenti capitali frutto delle sue attività illecite, la cosca aveva allungato i tentacoli sullo smaltimento degli olii esausti, degli scarti di macellazione e anche sui grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità. Inferto un altro colpo al clan Moccia a pochi giorni dalla stangata di venerdì scorso, quando sono state decise cinque condanne (uno solo per ricettazione) e sei – clamorose – assoluzioni. 

L’ha stabilito pochi giorni fa la VI Sezione del tribunale di Napoli nei confronti di 11 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso e ricettazione. Ha retto solo in parte, dunque, l’impianto accusatorio per il quale la Dda aveva richiesto una ‘stangata’ di ben due secoli di reclusione. Al termine di un lungo ed articolato dibattimento Luigi Moccia ha rimediato 20 anni, il genero Filippo Iazzetta 4 anni e Francesco Favella alias ‘o ceccio 4 anni a testa in continuazione, mentre Antonio Franzese ha preso 15 anni. A Giuseppe Ciotola sono  inflitti 6 anni e 4 mesi solo per ricettazione. Quattro di questi cinque imputati sono stati condannati anche al risarcimento in favore delle parti civile costituite, quali il Comune di Crispano (assistito dall’avvocato Rodolfo De Vivo), la Città Metropolitana di Napoli e l’associazione Sos Impresa. Attesa per i risvolti dell’inchiesta portata alla luce ieri.

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