Difesa, scontro Draghi-Conte. Premier avverte: “Avanti con impegni Nato o salta patto governo”

Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi
Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi

ROMA – Oltre un’ora di confronto a Palazzo Chigi con il leader del M5s, Giuseppe Conte, poi il passaggio al Quirinale per aggiornare il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sia sulla vicenda degli investimenti militari sia sulle posizioni all’interno della maggioranza. Tra la visita a Napoli per firmare il Patto per la città e le conversazioni telefoniche con Biden, Macron, Scholz e Johnson per discutere del conflitto in Ucraina, il presidente del Consiglio Mario Draghi si trova a dover fare i conti anche con il nodo legato all’aumento delle spese per la difesa, diventato improvvisamente per il Movimento un tema scottante.

Nel faccia a faccia Conte tiene il punto espresso nei giorni scorsi, ribadisce al premier “la preoccupazione del M5s”, afferma che l’aumento “sarebbe improvvido” perché “in questo momento le priorità degli italiani sono altre”. Ripete che “affrettarsi a rispettare la soglia del 2% significherebbe produrre un picco di spese militari in un momento di grande difficoltà”. Rivendica la centralità del partito di maggioranza relativa che “ha il diritto di essere ascoltato”. E Draghi ascolta.

Poi però replica netto al suo predecessore sottolineando che “il governo intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil”. Il commento che filtra da Palazzo Chigi è chiaro: “Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza”.

Insomma, o si va avanti seguendo il percorso tracciato oppure le strade sono destinate a separarsi. Con tutte le conseguenze del caso, che suscitano inquietudini anche dalle parti del Nazareno, con Enrico Letta che segue “con preoccupazione” l’evolversi della situazione. Dopo il confronto, d’altronde, da Chigi arrivano anche una serie di informazioni che chiariscono il quadro e vanno dritte al punto. Si ricorda che i piani concordati nel 2014, e seguiti dai vari governi che si sono succeduti, prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti.

Il bilancio della difesa nel 2018, viene quindi evidenziato, era sostanzialmente uguale al 2008. “Nel 2018 si registravano circa 21 miliardi, nel 2021 24,6 miliardi (un aumento del 17 per cento): questi sono i dati del Ministero della difesa nei governi Conte”, rimarca Chigi, aggiungendo che tra il 2021 e il 2022 “il bilancio della difesa sale invece a 26 miliardi: un aumento del 5,6 per cento”. Numeri che rispondono ad altri numeri, quelli che Conte non vorrebbe vedere destinati al capitolo riarmo nel Def che dovrebbe essere affrontato in Consiglio dei ministri il prossimo 6 aprile, quattro giorni prima della scadenza.

Per il leader pentastellato “ragionevolmente nel Def non ci sarà scritto” l’aumento delle spese militari, ma “è una prospettiva da affrontare sul piano politico”. Intanto la discussione generale al Senato sul Dl Ucraina inizierà domani alle 18 anche se non dovesse essere concluso il lavoro nelle commissioni Difesa e Esteri di Palazzo Madama.

L’esame sul provvedimento proseguirà quindi giovedì quando è atteso il voto finale. Voto su cui ancora non è deciso se il governo porrà la questione di fiducia. Di certo, in Aula si esaminerà un testo integrato anche dall’odg di Fratelli d’Italia col quale si chiede di portare progressivamente le spese per il settore della Difesa dall’attuale 1,5 per cento al 2 per cento del Pil.

L’odg infatti è stato accolto dal governo senza alcuna riformulazione, e così Fdi ha deciso di non metterlo ai voti in commissione. Decisione osteggiata da alcuni esponenti di Leu, ma soprattutto del M5s che con una nota attaccano l’esecutivo definendo “inaccettabile” la decisione di accogliere l’odg di FdI “malgrado la forte contrarietà della principale forza di maggioranza” e la richiesta di “un voto di verifica” negato dalla presidente della commissione Difesa, Roberta Pinotti. Voto che tuttavia, secondo il regolamento, può richiedere solo chi presenta l’odg.(LaPresse)

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