Dl Genova, in Senato dubbi sulle coperture E spunta un minicondono per Centro Italia

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Daniele Pesco

Roma – A quasi tre mesi dal crollo del ponte Morandi si affacciano nuove ombre sul decreto Genova. Questa volta è l’ufficio Bilancio del Senato a rilevare, proprio come già avvenuto alla Camera, lacune nelle coperture previste dal provvedimento.

Richiesti “chiarimenti al Governo”

E’ atteso anche il parere della commissione Bilancio del Senato dove l’atto è stato incardinato mercoledì. Il presidente, Daniele Pesco (M5S), spera di riuscire a formulare un parere sul testo già giovedì.

Per gli emendamenti si dovrà invece aspettare martedì della prossima settimana

Il decreto dovrebbe approdare in aula per la seconda lettura (e poi per il via libera definitivo) mercoledì prossimo. Un cronoprogramma dai tempi ristrettissimi mentre a Genova sfollati e lavoratori aspettano di sapere se e quando potranno tornare a circolare normalmente nella città.

Le criticità rilevate dal dossier riguardano molti dei 45 articoli 

In particolare, nell’articolo 1, sulla parte che riguarda l’anticipazione da parte dello Stato dei fondi necessari per la ricostruzione del ponte Morandi qualora il privato (società Autostrade) non li versi.

L’ufficio di Bilancio di Palazzo Madama “evidenzia in generale che non risulta illustrato il metodo di quantificazione dell’importo anticipato dallo Stato e che non essendo stata ancora quantificata la spesa totale che il Commissario dovrà determinare, risulta difficile ogni stima sull’adeguatezza del contributo statale”.

Un’osservazione non di poco conto, che riguarda direttamente i fondi a disposizione da subito del commissario Bucci per demolizione e ricostruzione del viadotto.

A tale proposito, non risulta neppure chiaro se il contributo statale corrisponda “a una stima della garanzia pro solvendo dei crediti verso il concessionario ceduti a terzi oppure a un finanziamento delle opere più urgenti”. I tecnici ritengono, inoltre, opportune ulteriori valutazioni sull’ammontare di anticipazioni che il Commissario potrà ottenere utilizzando le somme statali.

Il decreto Genova, giudicato da alcuni ‘bulimico’, prevede norme non solo sul ponte ma anche su protezione civile, cassa integrazione per i lavoratori colpiti oltre alle contestate sanatorie sulle zone di Ischia e del Centro Italia attraversate dal terremoto.

Secondo il dossier, le disposizioni sul condono a Ischia previsto dall’articolo 25, “non presentano a effetti finanziari negativi”, tuttavia servono più dettagli sulla quantità di sanatorie da eseguire e sui fondi a disposizione dei Comuni ischitani. “Andrebbero forniti maggiori dati – precisa la relazione -, quali il numero di istanze pendenti e le risorse disponibili nei comuni interessati “.

L’ufficio Bilancio del Senato non formula osservazioni sull’articolo 39 ter del Dl 

L’articolo 39 ter riguarda il condono per le Regioni del Centro Italia colpite dal sisma due anni fa. Il testo dell’articolo prevede la sanatoria di interventi che presentano “lievi difformità edilizie”, ai fini dell’accelerazione dell’attività di ricostruzione o di riparazione degli edifici privati nei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016.

La regolarizzazione viene però estesa “a tutti i casi in cui manchi un titolo edilizio (e non solo la SCIA, come previsto a legislazione vigente) nonché ai casi previsti dalle norme regionali attuative dell’intesa tra Stato, regioni e enti locali, sull’atto concernente misure per il rilancio dell’economia attraverso l’attività edilizia ovvero dalle norme regionali vigenti in materia di urbanistica e edilizia”. Vale a dire che saranno ‘condonati’ diversi tipi di interventi di ristrutturazione e ampliamento realizzati prima del terremoto del 2016.

Sono escluse soltanto “le costruzioni interessate da interventi edilizi totalmente abusivi, per i quali sono stati emessi i relativi ordini di demolizione”. Dopo quello su Ischia, un nuovo condono targato M5S-Lega che farà discutere non solo l’opposizione al Governo ma anche la base Cinquestelle.

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