Elezioni: Letta archivia campo largo e guarda ad area Draghi, frattura con M5S ineluttabile

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Enrico Letta

ROMA – Per Enrico Letta i “responsabili” di quello che al Nazareno chiamano ‘il Draghicidio’ sono stati chiari sin da subito. Quando il segretario condivide la sua analisi di fronte a deputati e senatori dem, nella sala del Mappamondo della Camera scatta un applauso quasi liberatorio. “Le responsabilità di chi non ha votato la fiducia sono di tutti i partiti. Non faccio classifiche di responsabilità”, dice il leader facendo riferimento, pur non nominandolo mai, al M5S. “Decideremo collegialmente, come abbiamo sempre fatto, la conformazione della nostra offerta politica, il programma e i compagni di strada. È evidente che il voto di ieri impatta molto”, ammette.

A sera il tono del segretario si fa più grave: “Evidentemente la differenza che si è creata in modo così evidente in questi giorni con il M5S lascia un segno e dico che difficilmente sarà ricomposta”. E i toni al Nazareno sono durissimi: “La frattura per noi ormai è ineluttabile”. Il campo largo, insomma, è praticamente archiviato. Enrico Borghi, componente della segreteria, e Alessandro Alfieri, portavoce di Base riformista, parlano all’unisono di voto “in mare aperto”.

Lorenzo Guerini apprezza la linea scelta dal segretario. “Si è fatto cadere il Governo guidato da una personalità, come il presidente Draghi, riconosciuta in tutto il mondo per credibilità e autorevolezza. Non si è fatto l’interesse dell’Italia e degli italiani. E i responsabili di questa scelta grave sono chiari”, dice facendo eco alle sue parole. E anche sul campo largo la rotta è segnata:  “Il voto di ieri è stato un totale cambio di paradigma che non può non avere un impatto”.

I dem rivendicano di essere stati gli unici ad aver sostenuto Draghi fino alla fine ed aver provato a portare a casa un epilogo diverso. Al Nazareno smentiscono ogni possibile sostegno alla trattativa che è andata in scena ieri a palazzo Madama per un ‘Draghi bis’, trattativa condotta anche da Matteo Renzi e Giancarlo Giorgetti e che avrebbe potuto portare al ritiro della risoluzione di Pier Ferdinando Casini e al voto della mozione del Carroccio. Nei contatti con palazzo Chigi l’accordo non si è trovato e per i dirigenti Pd “in realtà era proprio Salvini che non lo voleva per non restare intrappolato nella camicia di forza del Governo con Meloni all’opposizione”. 

Letta e i suoi registrano piuttosto la “profonda delusione” per “l’incapacità” di contrastare il precipitare degli eventi da parte di chi, negli ultimi tempi, “si era attribuito patenti di ‘moderatismo’: da Giorgetti a Zaia e Fontana nella Lega, e soprattutto dentro FI. “Penso agli elettori di FI e Lega, penso che guardino ai partiti che li hanno traditi perché hanno fatto una scelta di calcolo”, dice Letta che poi azzarda un pronostico: “Ho visto occhi di chi crede di avere la preda tra i denti. Quegli occhi lì sono quelli di chi perderà le elezioni”.

Il segretario, invece, torna a chiedere ai suoi di fare squadra e di tirare fuori “gli occhi di tigre”. “E’ nei nostri occhi che gli elettori devono vedere la volontà di vincere gli elettori. Comincia una straordinaria avventura per raccontare una differenza: noi non siamo come gli altri. Chi si è assunto la responsabilità di fare un danno al Paese dovrà pagare nelle urne le conseguenze”. Anche il ‘mare aperto’, però, dovrà avere un perimetro perché questo stabiliscono le regole del gioco e, segnatamente, liste e collegi del Rosatellum.

Gli organi dem si riuniranno a partire da martedì per decidere la rotta, anche se c’è già chi ipotizza che a far parte dello schieramento – a sfidare il centrodestra da un lato e il M5S ‘barricadero’ dall’altro – potrebbe essere chi sin qui ha sostenuto Draghi: Azione e Ipf, ma anche Iv. In realtà Renzi e Calenda alzano subito la posta: “Il Pd rinunci alle primarie con il M5S in Sicilia domenica”, la richiesta.

“La piattaforma conta ormai circa 35mila iscritti – ragiona chi segue il dossier – non si può tornare indietro. E poi magari il M5S perde le primarie e fa correre lo stesso Floridia”. Il leader di Iv guarda anche alle regionali in Lazio e Lombardia “le scelte devono essere chiare – è la linea – Le prossime elezioni saranno tra chi ha voluto Draghi e chi lo ha buttato giù, sarà area Draghi contro area Putin”. In campo, poi,c’è la ‘squadra’ dei sindaci, in prima linea per tenere il premier al suo posto e sempre a contatto con i cittadini, che “quando si vota – ironizzano gli addetti ai lavori – è sempre un titolo di merito”.(LaPresse)

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